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Codice Civile
Codice Penale

Carmine Paul Alexander TEDESCO - Avvocato

Azione del lavoratore, costituzione della rendita vitalizia

Azione del lavoratore, per la costituzione della rendita vitalizia. Sussiste litisconsorzio necessario nei confronti del datore di lavoro e dell’INPS nel caso in cui il lavoratore, sostituendosi al datore di lavorare agisca giudizialmente per ottenere la costituzione della rendita vitalizia

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Riforma della pianta organica di un Comune, illegittimità

Cassazione Civile, Sezioni Unite, Sentenza n. 3677 del 16 febbraio 2009

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Variazione della pianta organica di un ente pubblico

Il legislatore della privatizzazione del rapporto di pubblico impiego non ha introdotto la giurisdizione esclusiva in capo al giudice ordinario, alla stregua di quanto previsto in capo al giudice amministrativo nella precedente disciplina. E detta efficacia lesiva risulta ancora più accentuata da quella giurisprudenza che, proprio in tema di variazione della pianta organica di un ente pubblico, ritiene che non è consentito al titolare del diritto soggettivo, che risente degli effetti di un atto amministrativo, di scegliere, per la tutela del diritto, di rivolgersi al giudice amministrativo per l’annullamento dell’atto, oppure al giudice ordinario per la tutela del rapporto di lavoro previa disapplicazione dell’atto presupposto.

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Atti di organizzazione dell’amministrazione, giurisdizione

Le controversie concernenti gli atti di organizzazione dell’amministrazione rientrano nella giurisdizione del giudice ordinario, e sono passibili di disapplicazione, in tutti i casi in cui costituiscano provvedimenti presupposti di atti di gestione del rapporto di lavoro del pubblico dipendente.

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Variazione della pianta organica di un ente pubblico

63 del T. U. 30 marzo 2001 n. 165 devolve al giudice ordinario in funzione di giudice del lavoro tutte le controversie relative ai rapporti di lavoro alle dipendenze della Pubblica Amministrazione, ancorché vengano in questione atti amministrativi presupposti.

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Arbitrato irrituale, contratti pubblica amministrazione

Non v’è alcun dubbio che la pubblica amministrazione, quando instaura con un privato rapporti di natura negoziale che non implichino l’adozione di atti autoritativi, è in linea di massima anch’essa soggetta alle norme di diritto privato. Tuttavia, il fatto che la pubblica amministrazione, nel suo operare negoziale, si trovi su un piano paritetico a quello […]

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Domanda di ritenzione della caparra, legittimità

Cassazione Civile, Sezioni Unite, Sentenza n. 553 del 14 gennaio 2009

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Azione di risoluzione e recesso

Azione di risoluzione dichiarativa e domanda giudiziale di recesso partecipano della stessa natura strutturale, ma, sul piano operativo, la trasformazione dell’una nell’altra non può ritenersi ammissibile per motivi di carattere funzionale.

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Azione di risoluzione e azione di recesso

Cassazione Civile, Sezioni Unite, Sentenza n. 553 del 14 gennaio 2009

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Azione di risoluzione e di risarcimento

Cassazione Civile, Sezioni Unite, Sentenza n. 553 del 14 gennaio 2009

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Diffida ad adempiere, diritto a non adempiere

La ratio legis sottesa al più generale meccanismo della risoluzione giudiziale ex art.

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Diffida ad adempiere, effetto risolutorio e limitazioni

Cassazione Civile, Sezioni Unite, Sentenza n. 553 del 14 gennaio 2009

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Diffida ad adempiere, essenzialità del termine

Il collegamento tra la essenzialità del termine contenuto nella diffida e la (peraltro non pacifica) esclusività dell’interesse dell’intimante attiene all’atto di diffida ma non all’effetto risolutorio, che la norma ex art.

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Diffida ad adempiere, elementi di valutazione

1454 c. c. collega alla inutile scadenza del termine contenuto in diffida un effetto automatico, verificandosi la risoluzione al momento stesso dello spirare del dies ad quem indicato dal diffidante. La diffida, coevamente comunicata alla controparte già nel momento (patologicamente) funzionale del rapporto, contiene invece in sé già tutti gli elementi di valutazione di una situazione attuale e attualizzata, in termini di interesse, in capo al diffidante.

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Diritto di recesso, risoluzione stragiudiziale del contratto

Il diritto di recesso è una evidente forma di risoluzione stragiudiziale del contratto, che presuppone pur sempre l’adempimento della controparte avente i medesimi caratteri dell’inadempimento che giustifica la risoluzione giudiziale: esso costituisce null’altro che uno speciale strumento di risoluzione negoziale per giusta causa, alla quale lo accomunano tanto i presupposti (l’inadempimento della controparte) quanto le conseguenze (la caducazione ex tunc degli effetti del contratto). Tale inquadramento sistematico dell’istituto postula, al fine di un legittimo esercizio del diritto di recesso e di conseguente ritenzione della caparra, l’esistenza di un inadempimento gravemente colpevole, di un inadempimento cioè imputabile (ex artt.

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Contratto preliminare, caparra

I due rimedi disciplinati, rispettivamente, dai commi secondo e terzo dell’art. Qualora, invece, detta parte abbia preferito domandare la risoluzione (o l’esecuzione del contratto), il diritto al risarcimento del danno, che rimane regolato dalle norme generali, postula che il pregiudizio subito sia provato nell’an e nel quantum, con conseguente possibilità di rigetto della relativa domanda in ipotesi di mancato raggiungimento della prova; La parte che ha ricevuto la caparra, se destinataria di una richiesta di restituzione ex art.

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Comunione a scopo di godimento e società

1100 e seguenti c. c. la comunione costituita o mantenuta al solo scopo di godimento.

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Concorso di persone nel reato, configurabilità

Ai fini della configurabilità del concorso di persone nel reato, il contributo concorsuale assume rilevanza non solo quando abbia efficacia causale, ponendosi come condizione dell’evento lesivo, ma anche quando assuma la forma di un contributo agevolatore, essendo sufficiente, a tal fine, che la condotta di partecipazione si manifesti in un comportamento esteriore idoneo ad arrecare […]

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Aggiotaggio, alterazione della domanda e dell’offerta

Per qualificare come artificioso un mezzo, in sé non illecito, non è sufficiente che esso sia diretto al fine di turbare il mercato, occorrendo che sia anche obbiettivamente artificioso, cioè posto in essere artificiosamente con modalità dell’azione tali, per ragioni di modo, tempo e luogo, da alterare il giuoco normale tra domanda e offerta. 02) nel postulare che la fattispecie di aggiotaggio individua come punibili anche comportamenti che, pur di per sé leciti, risultano in concreto destinati a trarre in inganno gli operatori del mercato, è modulata con riferimento ad un caso nel quale la condotta di aggiotaggio era stata posta in essere artificiosamente, avuto riguardo, per l’appunto, alle sue modalità di attuazione, e, dunque, in un senso non dissimile da quello appena innanzi delineato.

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Danni per i quali è difficile fornire la prova

In presenza di una circostanziata denuncia alla polizia giudiziaria della natura, della qualità e del valore dei singoli oggetti trafugati – nella specie il contenuto di una cassetta di sicurezza – della prova che i danneggiati erano effettivamente proprietari degli oggetti che assumono depositati, delle deposizioni testimoniali relative al fatto che gli oggetti erano custoditi […]

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