Alla morte di un lavoratore, la legge riconosce, ai suoi successori legittimi, la possibilità di beneficiare della cd “pensione di reversibilità” o, della cd “pensione indiretta”. Nella prima ipotesi, la stessa è riconosciuta, qualora il soggetto deceduto era già in stato di pensionamento; nel secondo caso invece, pur mancando lo stato di pensionamento, il soggetto […]
Alla morte di un lavoratore, la legge riconosce, ai suoi successori legittimi, la possibilità di beneficiare della cd “pensione di reversibilità” o, della cd “pensione indiretta”. Nella prima ipotesi, la stessa è riconosciuta, qualora il soggetto deceduto era già in stato di pensionamento; nel secondo caso invece, pur mancando lo stato di pensionamento, il soggetto aveva comunque, già maturato 15 anni contributi o, aveva provveduto alla stipula di una assicurazione da almeno 5 anni. Beneficiari sono: 1) il coniuge nella misura del 60%; ( tale diritto è riconosciuto anche al coniuge superstite separato o divorziato e non risposato, beneficiario di un assegno di mantenimento); 2) unico figlio a carico, nella misura del 70% 3) più figli tenuti a carico del defunto nella misura del 20% ciascuno, se concorrono con il coniuge; 40% se sono gli unici ad avene diritto; 4) genitori, fratelli e sorelle nel 15%; se mancano coniuge, figli e nipoti; in particolare quest’ultimi possono beneficiare della pensione dei nonni se erano a loro carico. Le suddette quote possono subire delle riduzioni solo in base alla agiata condizione economica del titolare beneficiario; ma in ogni sono intoccabili se presenti minori, inabili o studenti. La richiesta per l’ottenimento della pensione, va inoltrata agli uffici INPS competenti, su appositi moduli forniti dagli stessi e, indipendentemete dalla data della domanda è corrisposta il mese successivo a quello del decesso del pensionato lavoratore.
La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di
Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.
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