1665, comma 4° c. c. , è necessario distinguere tra atto di “consegna” e atto di “accettazione” dell’opera. In particolare, il presupposto dell’accettazione tacita è costituito dalla consegna dell’opera al committente (alla quale è parificabile l’immissione nel possesso) e, come fatto concludente, la ricezione senza riserve da parte di quest’ultimo, anche se non si sia proceduto alla verifica (Sez.
In tema di appalto, ai sensi dell’art. 1665, comma 4° c.c., è necessario distinguere tra atto di “consegna” e atto di “accettazione” dell’opera.
La consegna costituisce un atto puramente materiale che si compie mediante la messa a disposizione del bene a favore del committente, mentre l’accettazione esige, al contrario, che il committente esprima (anche “per facta concludentia”) il gradimento dell’opera stessa, con conseguente manifestazione negoziale la quale comporta effetti ben determinati, quali l’esonero dell’appaltatore da ogni responsabilità per i vizi e le difformità ed il conseguente suo diritto al pagamento del prezzo (Sez. 1, n. 19019 del 31 luglio 2017).
In particolare, il presupposto dell’accettazione tacita è costituito dalla consegna dell’opera al committente (alla quale è parificabile l’immissione nel possesso) e, come fatto concludente, la ricezione senza riserve da parte di quest’ultimo, anche se non si sia proceduto alla verifica (Sez. 2, n. 10452 del 3 giugno 2020; Sez. 2, n. 13224 del 16 maggio 2019).
Nel caso in esame, la sentenza impugnata ha affermato “E’ vero che l’appellata non ha accettato la consegna dell’opera e, dunque, grava sull’appaltatore provare di aver eseguito l’opera conformemente al contratto, ma è vero anche che il rifiuto della consegna non è stato adeguatamente giustificato da ***, se non lamentando un ritardo nella consegna” ed, inoltre che l’adempimento di *** sarebbe stato dimostrato “dalla corrispondenza con la quale *** ha reiteratamente offerto di consegnare la tensostruttura corredata dalle rappresentazioni fotografiche dell’opera riparata, senza che siano intervenute contestazioni da parte di *** in ordine alla corretta esecuzione del lavoro”.
E’ evidente come le suddette affermazioni non indichino elementi idonei, in sé, a supportare l’assunto della sussistenza della intervenuta accettazione tacita dell’opera, neppure per “facta concludentia”, in assenza di qualunque richiamo a una effettiva consegna dell’opera medesima.
La Corte d’appello non si è dunque attenuta al principio che, in materia di appalto, regola l’accettazione dell’opera da parte del committente e che viene all’uopo ribadito: “l’art. 1665 c.c., pur non enunciando la nozione di accettazione tacita dell’opera, indica i fatti e i comportamenti dai quali deve presumersi la sussistenza dell’accettazione da parte del committente e, in particolare, al comma 4 prevede come presupposto dell’accettazione tacita la consegna dell’opera al committente e come fatto concludente la ricezione senza riserve da parte di quest’ultimo, anche se non si sia proceduto alla verifica”.
Corte di Cassazione, Sezione Seconda Civile, Ordinanza n. 4021 del 9 febbraio 2023
La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di
Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.
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