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Azione revocatoria ordinaria

Ma questi principi non possono essere utilmente invocati quando il preteso creditore abbia contemporaneamente già agito anche per conseguire la condanna della controparte al pagamento del credito e si sia visto rigettare la domanda con una pronuncia del giudice che, non essendo stata da lui impugnata, è ormai divenuta definitiva. Infatti, l’ordinamento giuridico vigente non prevede le sentenze di rigetto allo stato, e perciò l’accertamento dell’inesistenza di un diritto per difetto di prova, una volta formatosi il giudicato formale, costituisce giudicato sostanziale, nel senso che la domanda deve ritenersi non più proponibile in un nuovo giudizio fra le stesse parti.

Pubblicato il 23 November 2009 in Diritto Civile, Diritto di Credito, Giurisprudenza Civile

E’ vero che, per l’accoglimento dell’azione revocatoria ordinaria, può essere sufficiente l’esistenza di una semplice ragione di credito e non necessariamente di un credito certo, liquido ed esigibile accertato in sede giudiziale, perché tale azione recepisce una nozione di credito estesa fino a comprendere le legittime ragioni o aspettative di credito, in coerenza con la funzione sua propria di conservazione dell’integrità del patrimonio del debitore quale garanzia generica delle ragioni creditizie, onde per il suo esperimento basta che l’aspettativa di credito non si rilevi prima facie pretestuosa e che possa valutarsi come probabile, anche se non definitivamente accertata.

Ma questi principi non possono essere utilmente invocati quando il preteso creditore abbia contemporaneamente già agito anche per conseguire la condanna della controparte al pagamento del credito e si sia visto rigettare la domanda con una pronuncia del giudice che, non essendo stata da lui impugnata, è ormai divenuta definitiva.

Infatti, l’ordinamento giuridico vigente non prevede le sentenze di rigetto allo stato, e perciò l’accertamento dell’inesistenza di un diritto per difetto di prova, una volta formatosi il giudicato formale, costituisce giudicato sostanziale, nel senso che la domanda deve ritenersi non più proponibile in un nuovo giudizio fra le stesse parti.

Non vi è quindi neppure un’aspettativa di credito, da tutelare attraverso l’azione revocatoria, volta che nessuna pretesa creditoria è più in futuro utilmente esercitabile da parte degli attori.

Cassazione Civile, Sezione Unite, Sentenza n. 29421 del 17 dicembre 2008

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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