Le sezioni unite, con quattro contestuali sentenze di contenuto identico (nn. 2059 c. c. , ritenuto principio informatore del diritto, come tale vincolante anche nel giudizio di equità, da leggersi non già come disciplina di un’autonoma fattispecie di illecito, produttiva di un danno non patrimoniale, distinta da quella di cui all’art.
Danno da stress secondo i nuovi criteri delle sezioni unite
Le sezioni unite, con quattro contestuali sentenze di contenuto identico (nn. 26972, 26973, 26974 e 26975 in data 11.11.08), hanno di recente proceduto ad una rilettura in chiave costituzionale del disposto dell’art. 2059 c.c., ritenuto principio informatore del diritto, come tale vincolante anche nel giudizio di equità, da leggersi non già come disciplina di un’autonoma fattispecie di illecito, produttiva di un danno non patrimoniale, distinta da quella di cui all’art. 2043 c.c., bensì come norma che regola i limiti e le condizioni di risarcibili dei pregiudizi non patrimoniali (intesa come categoria omnicomprensiva, all’interno della quale non è possibile individuare, se non con funzione meramente descrittiva, ulteriori sottocategorie), sul presupposto dell’esistenza di tutti gli elementi costitutivi dell’illecito richiesti dall’art. 2043 c.c., e cioè: la condotta illecita, l’ingiusta lesione di interessi tutelati dall’ordinamento, il nesso causale tra la prima e la seconda, la sussistenza di un concreto pregiudizio patito dal titolare dell’interesse leso.
In tale prospettiva la peculiarità del danno non patrimoniale viene individuata nella sua tipicità, avuto riguardo alla natura dell’art. 2059 c.c., quale norma di rinvio ai casi previsti dalla legge (e, quindi, ai fatti costituenti reato o agli altri fatti illeciti riconosciuti dal legislatore ordinario produttivi di tale tipo di danno da stress) ovvero ai diritti costituzionali inviolabili, presieduti dalla tutela minima risarcitoria, con la precisazione, in quest’ultimo caso, che la rilevanza costituzionale deve riguardare l’interesse leso e non il pregiudizio conseguenzialmente sofferto e che la risarcibilità del pregiudizio non patrimoniale presuppone, altresì, che la lesione sia grave (e, cioè, superi la soglia minima di tollerabilità, imposto dai doveri di solidarietà sociale) e che il danno non sia futile (vale a dire con non consista in meri disagi o fastidi o sia addirittura meramente immaginario).
Cassazione Civile, Sezione Terza, Sentenza n. 8703 del 9 aprile 2009
La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di
Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.
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