L’articolo 1755 c.c., comma 1, prevede che il mediatore ha diritto alla provvigione se l’affare è concluso per effetto del suo intervento.
Non basta dunque che l’affare sia stato concluso, ma occorre che la conclusione sia avvenuta per effetto dell’intervento del mediatore.
E ciò pure nell’ipotesi in cui la sua attività, nota ai contraenti, sia stata dalle parti anche implicitamente accettata (Cass. Sez. 2, Ordinanza n. 869 del 16/01/2018; Sez. 3, Sentenza n. 25851 del 09/12/2014; Sez. 3, Sentenza n. 28231 del 20/12/2005; Sez. 3, Sentenza n. 9743 del 17/11/1994; Sez. 2, Sentenza n. 5560 del 14/10/1988; Sez. 2, Sentenza n. 4118 del 13/07/1984).
Senonché nella fattispecie il Giudice d’appello aveva verificato che l’intervento dell’agenzia nelle trattative aveva determinato la stipula dei tre atti di compravendita dei suoli edificatori.
Questa conclusione è stata tratta, con riferimento alle vendite, dalle testimonianze rese dalle stesse alienanti, nonché dalla formulazione delle proposte d’acquisto, redatte su carta intestata dell’agenzia e sottoscritte dalle parti.
Con riferimento alla vendita, il ruolo determinante della agenzia è stato desunto dalla deposizione testimoniale della stessa venditrice, secondo cui grazie all’intervento dell’agenzia di mediazione l’affare è stato concluso.
Da questo corredo probatorio, come adeguatamente descritto dalla sentenza impugnata, si ricava che il mediatore ha messo in contatto le parti, favorendo la conclusione degli accordi, benché l’iniziativa di rivolgersi all’agenzia non sia stata propiziata dall’acquirente, ma dai venditori.
Ciò è sufficiente ai fini dell’integrazione delle condizioni per pretendere la provvigione e smentisce l’assunto della ricorrente che sarebbe rimasta all’oscuro del ruolo assunto dall’agenzia immobiliare verso i venditori e avrebbe condotto le trattative in maniera del tutto autonoma.
Infatti, perché sussista nesso di causalità tra l’attività del mediatore e la conclusione dell’affare, non è necessario l’intervento del mediatore in tutte le fasi delle trattative sino all’accordo definitivo, essendo sufficiente che la conclusione dell’affare possa ricollegarsi all’opera da lui svolta per l’avvicinamento dei contraenti, con la conseguenza che anche la semplice attività consistente nel ritrovamento e nell’indicazione dell’altro contraente o nella segnalazione dell’affare legittima il diritto alla provvigione, sempre che tale attività costituisca il risultato utile di una ricerca fatta dal mediatore e poi valorizzata dalle parti (Cass. Sez. 6-2, Ordinanza n. 22426 del 16/10/2020; Sez. 3, Sentenza n. 1120 del 22/01/2015; Sez. 3, Sentenza n. 16157 del 08/07/2010; Sez. 3, Sentenza n. 5952 del 18/03/2005).
Corte di Cassazione, Ordinanza n. 20130 del 22 giugno 2022
La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di
Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.
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