91 c. p. c. , anche d’ufficio, può, altresì, condannare la parte soccombente al pagamento, in favore della controparte, di una somma equitativamente determinata. Tale ampia previsione consente al giudice (quand’anche dovesse ritenersi che ciò non rientri già nella portata applicativa del prima comma del medesimo art.
Il giudice quando pronuncia sulle spese ai sensi dell’art. 91 c.p.c., anche d’ufficio, può, altresì, condannare la parte soccombente al pagamento, in favore della controparte, di una somma equitativamente determinata.
Tale ampia previsione consente al giudice (quand’anche dovesse ritenersi che ciò non rientri già nella portata applicativa del prima comma del medesimo art. 96 c.p.c.) di liquidare in favore del contribuente vittorioso una somma, in via equitativa, a titolo di risarcimento dei danni patiti a causa dell’esercizio, da parte dell’Amministrazione finanziaria, di una pretesa impositiva temeraria, cioè derivata da mala fede o colpa grave, con conseguente necessita da parte del contribuente di adire il giudice tributario, dovendosi, infatti, intendere in senso estensivo il concetto di responsabilità processuale, comprensivo anche, cioè, della fase amministrativa che, qualora ricorrano i predetti requisiti, ha dato luogo alla esigenze di instaurare un processo ingiusto.
Cassazione Civile, Sezioni Unite, Ordinanza n. 13899 del 3 giugno 2013
La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di
Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.
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