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Pubblica Amministrazione, danni da insidia

In tema di responsabilità per danni da beni di proprietà della Pubblica amministrazione, qualora non sia applicabile la disciplina di cui all’art. 2043 c. c. , norma che non limita affatto la responsabilità della Pubblica amministrazione per comportamento colposo alle sole ipotesi di esistenza di un’insidia o di un trabocchetto.

Pubblicato il 08 September 2009 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

In tema di responsabilità per danni da beni di proprietà della Pubblica amministrazione, qualora non sia applicabile la disciplina di cui all’art. 2051 c.c., in quanto sia accertata in concreto l’impossibilità dell’effettiva custodia del bene, a causa della notevole estensione dello stesso e delle modalità d’uso da parte di terzi, l’ente pubblico risponde dei pregiudizi subiti dall’utente, secondo la regola generale dell’art. 2043 c.c., norma che non limita affatto la responsabilità della Pubblica amministrazione per comportamento colposo alle sole ipotesi di esistenza di un’insidia o di un trabocchetto.

Conseguentemente, secondo i principi che governano l’illecito aquiliano, graverà sul danneggiato l’onere della prova dell’anomalia del bene, che va considerata di per sé idoneo in linea di principio a configurare il comportamento colposo della Pubblica amministrazione, mentre incomberà a questa dimostrare i fatti impeditivi della propria responsabilità, quali la possibilità in cui l’utente si sia trovato di percepire o prevedere con l’ordinaria diligenza la suddetta anomalia o l’impossibilità di rimuovere, adottando tutte le misure idonee, la situazione di pericolo.

Cassazione Civile, Sezione Terza, Sentenza n. 8692 del 9 aprile 2009

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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