La responsabilità del custode riguarda tutti i danni della cosa custodita cagionati sia per sua intrinseca natura sia per l’insorgenza in essa di agenti dannosi così negando il fondamento di una classificazione fondata sul parametro della pericolosità e riaffermando l’applicabilità della disposizione dell’art. 2051 c.c. sul semplice presupposto del nesso causale tra la cosa in custodia e l’evento dannoso, indipendentemente dalla pericolosità attuale o potenziale della cosa stessa, e perciò anche per le cose inerti.
Ma la giurisprudenza, prosegue la Suprema Corte, ha anche chiarito che il predetto rapporto di causalità non può farsi dipendere dalla meccanica applicazione della regola della condicio sine qua non ma deve piuttosto riscontrarsi secondo il criterio della teoria penalistica della causalità adeguata, per la quale si considera causa giuridica dell’evento solo quell’antecedente necessario che appartiene ad una sequenza causale che, valutata ex ante, non sia stata alterata da fattori esterni eccezionali, e perciò imprevedibili, e non sia stata così neutralizzata da questi fattori.
Sulla base di questa premessa, enunciata nella recente sentenza n. 15383 del 2006 ma sostanzialmente presente in tutte le altre sentenze della Cassazione in materia, e, del resto, imposta dalla stessa disposizione dell’art. 2051 c.c. che, appunto, esclude la responsabilità del custode in tutti i casi in cui l’evento sia imputabile ad un caso fortuito, si è ritenuto che il nesso causale debba essere negato non solo, come è ovvio, in presenza di un fattore esterno che, interferendo nella situazione in atto, abbia di per se prodotto l’evento, assumendo il carattere del c.d. fortuito autonomo, ma anche nei casi in cui la cosa sia stata resa fattore eziologico dell’evento dannoso da un elemento o fatto estraneo de tutto eccezionale e per ciò stesso imprevedibile, c.d. fortuito incidentale, ancorché dipendente dalla condotta colpevole della vittima.
La Corte, precisa ulteriormente, con specifico riferimento alla causa esterna prodotta dal fatto del danneggiato, che il giudizio sull’autonoma idoneità causale del fattore esterno estraneo alla cosa deve essere parametrato sulla natura della cosa e sulla sua pericolosità nel senso che quanto meno essa è intrinsecamente pericolosa e quanto più la situazione di possibile pericolo è tale da essere prevista e superata attraverso l’adozione delle normali cautele da parte dello stesso danneggiato tanto più incidente deve considerarsi l’efficienza causale dell’imprudente condotta della vittima (costituente fattore esterno) nel dinamismo causale del danno fino ad interrompere in nesso causale tra la cosa ed il danno fino ad interrompere il nesso causale tra la cosa ed il danno da escludere, dunque, la responsabilità del custode, ai sensi dell’art. 2051 c.c., nonostante il ruolo di antecedente necessario svolto dalla cosa che dal fattore esterno è stata resa fattore eziologico dell’evento.
Nel caso di specie, la Corte di merito, pur nella diversa prospettiva della responsabilità aquiliana, si è sostanzialmente attenuta per escludere il rapporto di causalità. In particolare la Corte ha ribadito che è oggettiva la responsabilità del custode di una pista da sci, per cui essa è esclusa in tutti i casi in cui l’evento sia stato provocato dalla condotta colpevole della vittima o dal caso fortuito.
Cassazione Civile, Sezione Terza, Sentenza n. 2563 del 6 febbraio 2007
La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di
Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.
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