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Codice Penale

Rigettato l’appello sull’usura del mutuo

La sentenza chiarisce che la commissione di estinzione anticipata di un mutuo non è un costo da includere nel calcolo del tasso di interesse globale (TEG) ai fini dell’usura. La Corte ha argomentato che questa commissione non è un corrispettivo del finanziamento, ma una penale per il recesso anticipato, incerta e rimessa alla volontà del mutuatario.

Pubblicato il 21 September 2024 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE DI APPELLO
DI ROMA
PRIMA SEZIONE CIVILE così composta:
dott.ssa NOME COGNOME presidente dott. NOME COGNOME consigliere relatore dott.ssa NOME COGNOME consigliere riunita in camera di consiglio, ha emesso la seguente

SENTENZA N._5529_2024_- N._R.G._00000596_2019 DEL_01_09_2024 PUBBLICATA_IL_04_09_2024

nella causa civile di appello iscritta al n. 596 del ruolo generale degli affari contenziosi dell’anno 2019 trattenuta in decisione con ordinanza ex art. 127-ter c.p.c. del 13 ottobre 2023 e vertente TRA (c.f.: rappresentato e difeso dall’avv. NOME COGNOME rappresentata e difesa dall’avv. NOME COGNOME dall’avv. NOME COGNOME e dall’avv. NOME COGNOME C.F. I difensori delle parti costituite hanno concluso riportandosi alle conclusioni rassegnate nelle note di trattazione scritta depositate ai sensi dell’art. 127-ter c.p.c.

MOTIVI DELLA DECISIONE

ha proposto appello avverso la sentenza del Tribunale di Latina n. 2447/2018, che ha respinto la domanda di accertamento dell’usurarietà del contratto di mutuo ipotecario a tasso fisso concluso il 6 ottobre 2003 tra e la Banca Woolwich s.p.a. (oggi per l’importo di 104.000,00 €.

L’appellante ha dedotto al riguardo che:
1) il tribunale ha erroneamente ritenuto che ai fini dell’accertamento dell’usurarietà del mutuo non debbano essere inclusi tra i costi del finanziamento le penali poste a carico del mutuatario in caso di estinzione anticipata del mutuo;
2) il tribunale non ha tenuto conto del fatto che ai fini dell’usurarietà del mutuo è sufficiente la semplice pattuizione di una clausola che impone costi usurari, senza che sia necessario che il mutuatario paghi effettivamente il costo usurario convenuto.

L’appellante ha concluso domandando – in riforma della sentenza di primo grado – l’accertamento dell’usurarietà del contratto di mutuo concluso tra le parti e la condanna della banca alla restituzione in favore dell’attore delle somme illegittimamente pagate a titolo di interessi, per un importo complessivo di 51.754,26 €, oltre rivalutazione e interessi legali a far data dalle singole scadenze e fino al soddisfo.

Si è costituita in giudizio la chiedendo che l’appello venga dichiarato inammissibile ex art. 348-bis c.p.c. e domandandone in ogni caso il rigetto nel merito.

L’appello è infondato e va pertanto rigettato.

La legge riconosce espressamente, nell’ambito di un rapporto di finanziamento, sia al debitore che al creditore, la facoltà di concludere anticipatamente il rapporto di credito, obbligando il mutuatario – ove previsto – a corrispondere alla banca un compenso omnicomprensivo stabilito per contratto (art. 40 del d.lgs. 1° settembre 1993, n. 385 in materia di estinzione anticipata di un mutuo fondiario;

art. 120-bis del d.lgs. cit. in materia di recesso dai contratti bancari a tempo indeterminato;
art. 120-ter del d.lgs. cit. in materia di estinzione anticipata dei mutui immobiliari;
art. 125-sexies del d.lgs. cit. in materia di rimborso anticipato di un credito al consumo).

L’appellante afferma che il mutuo sarebbe usurario perché:
a) alla stregua del principio di omnicomprensività dei costi del finanziamento, il costo pattuito per l’esercizio della facoltà di estinguere anticipatamente il mutuo deve essere incluso nel TEG da raffrontare al tasso soglia ai fini della verifica di usurarietà del contratto;
debito residuo “avrebbe condotto ad un TAEG del 9,246%, superiore al tasso soglia che, alla data della pattuizione, era pari al 6,225%” (così a pag. 12 dell’atto di appello).

Il rilievo non può essere condiviso.

L’art. 6 contratto di mutuo stipulato tra e la banca prevede il pagamento di una commissione per anticipata estinzione del mutuo calcolata in misura percentuale del capitale anticipatamente restituito.

L’importo della commissione è pari al 4% ed è quindi inferiore rispetto al tasso di interesse corrispettivo pattuito tra le parti in funzione della remunerazione del capitale mutuato (5,65%).

La nozione di interesse usurario comprende solo ciò che viene dato o promesso “in corrispettivo di una prestazione di denaro o di altra utilità” (art. 644, primo comma, c.p.).

Se è vero quindi che per la determinazione del tasso di interesse usurario si deve tenere conto delle commissioni, delle remunerazioni a qualsiasi titolo e delle spese – escluse quelle per imposte e tasse – che siano collegate alla erogazione del credito (art. 644, quarto comma, c.p.), è anche vero che le commissioni, remunerazioni e spese rilevanti ai fini della verifica dell’usurarietà del finanziamento sono solo quelle che il mutuatario deve necessariamente sostenere per avere accesso al credito.

Ai fini della verifica del costo del finanziamento (TEG) rilevano, cioè, soltanto quei costi prevedibili e certi che il mutuatario si impegna a sostenere per ottenere il finanziamento (costi che, proprio perché prevedibili e certi, possono essere raffrontati con i costi medi per analoghe operazioni di finanziamento (TEGM) rilevati trimestralmente dal Ministro dell’economia e delle finanze, che costituiscono la base di calcolo per la determinazione del c.d. tasso soglia oltre il quale il costo del finanziamento deve ritenersi usurario). Ciò premesso si osserva in primo luogo che la commissione (o penale) di estinzione anticipata del mutuo non costituisce un corrispettivo del finanziamento, in quanto la sua funzione non è quella di remunerare l’erogazione del credito, bensì quella di compensare la banca della perdita dei vantaggi economici che deriverebbero dalla regolare esecuzione del contratto di mutuo qualora il mutuatario non decidesse di esercitare il diritto di recesso anticipato dal contratto.

La commissione di estinzione anticipata del rapporto non costituisce neppure un costo del finanziamento (cioè un costo da sostenere per avere accesso al credito), trattandosi di un costo che il mutuatario deve sostenere – dopo che ha già ottenuto il finanziamento – solo se intende esercitare la facoltà di recedere dal contratto prima della sua scadenza naturale (c.d. multa penitenziale).

Va dunque condiviso l’orientamento seguito dalla prevalente giurisprudenza di merito (oggi accolto anche dalla giurisprudenza di legittimità:
Cass. 4597/2023; Cass. 23866/2022; Cass. 7352/2022) secondo cui la commissione di estinzione anticipata non assume alcuna commissione di estinzione anticipata costituisce il corrispettivo che il mutuatario deve pagare per l’esercizio del recesso ed è pertanto una voce di costo meramente eventuale (è questa la ragione per cui le Istruzioni per la rilevazione dei tassi effettivi globali medi ai sensi della legge sull’usura emanate dalla Banca d’Italia prevedono che la penale di estinzione anticipata non vada inclusa tra le spese di chiusura della pratica di cui si deve tenere conto ai fini della rilevazione del TEGM). L’obbligo di pagare l’importo della commissione sorge infatti solo se il mutuatario esercita il diritto potestativo di recedere dal contratto di mutuo.

L’esercizio del diritto di recesso costituisce a sua volta espressione di autonomia negoziale ed è rimessa alla volontà del mutuatario sulla base di una propria valutazione di interesse economico a cui la banca è estranea (non avendo la banca alcun potere di anticipare la chiusura del rapporto contrattuale per maturare il diritto al pagamento della commissione di estinzione anticipata).

Proprio l’impossibilità di determinare ex ante quale sia il costo dell’estinzione anticipata del mutuo conferma l’erroneità della tesi sostenuta dall’appellante, non essendo possibile far discendere l’usurarietà della pattuizione contrattuale (e quindi l’applicazione della sanzione civile prevista dall’art. 1815, secondo comma, c.c.) da un elemento aleatorio, futuro e incerto rimesso alla esclusiva volontà di una delle parti (quella che si avvantaggerebbe della declaratoria di usurarietà).

La tesi dell’appellante va dunque respinta perché infondata, con conseguente rigetto dell’appello.
Alla soccombenza dell’appellante segue la sua condanna al pagamento delle spese del giudizio, che si liquidano in complessivi 6.000,00 € per compensi, oltre IVA, CPA e spese generali nella misura del 15%.

La Corte di appello di Roma, definitivamente pronunciando, così provvede:
1) rigetta l’appello proposto da avverso la sentenza del Tribunale di Latina n. 2447/2018;
2) condanna al pagamento delle spese processuali in favore della liquidandole in complessivi 6.000,00 € oltre IVA, CPA e spese generali nella misura del 15%.

Ai sensi dell’art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. n. 115 del 2002, si dà atto della sussistenza dei presupposti per il versamento da parte dell’appellante di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello – se dovuto – previsto per l’impugnazione.

Così deciso in Roma, il 4 luglio 2024.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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