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Codice Civile
Codice Penale

Rinuncia agli atti, rinuncia all’azione

La rinuncia agli atti richiede l’accettazione della controparte costituita, al contrario la rinuncia all’azione incide sul diritto sostanziale sottostante.

Pubblicato il 06 October 2018 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

REPUBBLICA ITALIANA
TRIBUNALE DI BARI
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Giudice del lavoro, nell’udienza pubblica del giorno 04/10/2018 ha pronunciato la seguente

SENTENZA n. 3062/2018 pubblicata il 04/10/2018

dando lettura della motivazione e del dispositivo ai sensi dell’art. 429 c.p.c. nella controversia in materia di assistenza e previdenza obbligatorie iscritta al n.

del R.G.A.C.

TRA

INPS

rappr. e dif. dall’avv.

CONTRO

XXX

rappresentato e difeso dall’avv.

FATTO E DIRITTO

Deve essere dichiarata la cessazione della materia del contendere, con revoca del decreto ingiuntivo opposto.

All’odierna udienza di discussione, infatti, l’opposto, personalmente presente con l’assistenza del proprio difensore, ha espressamente dichiarato di rinunciare al credito azionato con il decreto ingiuntivo oggetto di opposizione, così manifestando il proprio sopravvenuto difetto d’interesse a proseguire il giudizio.

L’Inps ha preso atto della rinuncia al credito azionato in via monitoria, associandosi alla richiesta di declaratoria della cessazione della materia del contendere, previa revoca del decreto ingiuntivo opposto.

Come noto, mentre la rinuncia agli atti richiede, quale condizione di efficacia, l’accettazione della controparte costituita (art. 306 co. 1 c.p.c.; cfr., fra le altre, Cass. sez. I n. 9066 del 21/06/2002), e non preclude la riproposizione della domanda, spiegando effetti solo nell’ambito del processo, al contrario la rinuncia all’azione incide sul diritto sostanziale sottostante (in giurisprudenza si è chiarito che “La rinuncia all’azione – a differenza della rinuncia agli atti del giudizio che, per essere operativa, deve essere accettata nei modi prescritti dalla legge (art. 306 cod. proc. civ.) – preclude ogni attività giurisdizionale indipendentemente dall’accettazione dell’altra parte perché, estinguendo l’azione stessa, ha l’efficacia di un rigetto nel merito della domanda e fa, quindi, venire meno l’interesse delle controparti alla prosecuzione del giudizio per ottenere una pronuncia negativa sull’azione proposta dall’attore”, Cass. sez. lav. n. 2268 del 13/03/1999). Con riguardo agli effetti della rinuncia de qua, essa comporta la cessazione della materia del contendere, sicché fa venir meno la necessità di una pronuncia giudiziale sul merito della controversia (cfr. Cass. sez. I n. 18255 del 10/09/2004); ne consegue altresì la revoca del decreto ingiuntivo opposto.

Relativamente alle spese processuali, in mancanza di diversa regolamentazione intervenuta fra le parti e in considerazione sia dell’atteggiamento collaborativo dell’opposto, sia della particolarità della questione controversa (il decreto ingiuntivo aveva infatti per oggetto crediti vantati dall’opposto a titolo di compensi per l’opera di consulenza tecnico d’ufficio prestata nell’ambito di un giudizio di cui era parte anche l’Inps, che erano stati però posti a carico della controparte soccombente rispetto all’Inps), si stima equo e opportuno disporne la compensazione integrale fra le parti.

P.Q.M.

definitivamente pronunciando sul ricorso proposto in data 07.05.15 dall’INPS nei confronti di XXX avverso il decreto ingiuntivo n., così provvede:

– dichiara cessata la materia del contendere e, per l’effetto, revoca il decreto ingiuntivo opposto;

– compensa le spese di lite.

Bari, 04/10/2018

Il Giudice del Lavoro

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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