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Separazione dei coniugi, trasferimento in altra città

Il coniuge separato che intenda trasferire la sua residenza lontano da quella dell’altro coniuge, non perde – per ciò solo – l’idoneità ad avere in affidamento i figli minori o ad esserne collocatario, in quanto “stabilimento e trasferimento della propria residenza e sede lavorativa costituiscono oggetto di libera e non coercibile opzione dell’individuo, espressione di diritti fondamentali di rango costituzionale”. In definitiva, la soluzione adottata dalla Corte di appello aveva inteso operare un bilanciamento fra gli interessi e le esigenze dei due genitori che teneva conto, da un lato, delle prospettive lavorative della madre e, dall’altro, della possibilità per il padre di regolare in modo elastico gli incontri col minore, ormai ben inserito nel nuovo contesto territoriale e scolastico.

Pubblicato il 15 August 2022 in Diritto di Famiglia, Giurisprudenza Civile

Il coniuge separato che intenda trasferire la sua residenza lontano da quella dell’altro coniuge, non perde – per ciò solo – l’idoneità ad avere in affidamento i figli minori o ad esserne collocatario, in quanto “stabilimento e trasferimento della propria residenza e sede lavorativa costituiscono oggetto di libera e non coercibile opzione dell’individuo, espressione di diritti fondamentali di rango costituzionale“.

Per modo che il giudice, ove il primo aspetto non sia in discussione, come nel caso, deve esclusivamente valutare se sia maggiormente funzionale all’interesse della prole il collocamento presso l’uno o l’altro dei genitori, per quanto ciò ineluttabilmente incida in negativo sulla quotidianità dei rapporti con il genitore non collocatario (Cass. n. 9633/2015, Cass. n. 18087/2016, Cass. n. 19455/2019. Cass. n. 5604/2020).

Nel caso esaminato, la Corte di appello si era data carico di esplicitare le ragioni che avevano reso non solo privo di pregiudizio, ma anche favorevole per il benessere del minore detto trasferimento.

Segnatamente, la Corte di merito, avuto riguardo al preminente interesse del minore ed in continuità con la giurisprudenza appena ricordata, ha ritenuto che, sulla base di un compendio di elementi fattuali valutati con apprezzamento incensurabile, il regime di affidamento condiviso con collocamento presso la madre, pur trasferita in altra città, in una prospettiva di miglioramento della sua condizione economica, non possa essere di ostacolo al rapporto padre-figlio, né tantomeno pregiudicare il preminente interesse del minore.

In particolare, la Corte di appello aveva evidenziato per un verso che “…la madre è certamente il genitore di riferimento per il figlio, di soli sei anni, che per i primi tredici mesi non ha avuto alcun rapporto col padre e, successivamente, ha iniziato a frequentare il padre due pomeriggi a settimana, dalle 15 alle 17, per poi passare, dal 01.12.2017, ad una frequentazione a fine settimana alternati, dalle 10 del sabato alle h. 19 della domenica, oltre ai periodi di vacanza.”

In definitiva, la soluzione adottata dalla Corte di appello aveva inteso operare un bilanciamento fra gli interessi e le esigenze dei due genitori che teneva conto, da un lato, delle prospettive lavorative della madre e, dall’altro, della possibilità per il padre di regolare in modo elastico gli incontri col minore, ormai ben inserito nel nuovo contesto territoriale e scolastico.

Corte di Cassazione, Ordinanza n. 21054 del 1 luglio 2022

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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