La Corte Costituzionale, nell’esaminare una questione di legittimità costituzionale relativa al potere di impugnativa attribuito alla parte civile ha ben evidenziato che quel potere era circoscritto alle sole sentenze di condanna e proscioglimento in senso stretto, vale a dire, per quel che attiene a questa seconda categoria, alle sentenze che il capo II, sezione I, del titolo III del settimo libro del codice di procedura penale divide in sentenze di non doversi procedere (art. La legge di delega ricorre, significativamente, alla diversa espressione di proscioglimento (comprensiva degli esiti di assoluzione e di non doversi procedere) quando, in materia di impugnazioni, deve indicare una conclusione opposta a quella di condanna all’esito del giudizio Corte Costituzionale, sent.
La Corte Costituzionale, nell’esaminare una questione di legittimità costituzionale relativa al potere di impugnativa attribuito alla parte civile ha ben evidenziato che quel potere era circoscritto alle sole sentenze di condanna e proscioglimento in senso stretto, vale a dire, per quel che attiene a questa seconda categoria, alle sentenze che il capo II, sezione I, del titolo III del settimo libro del codice di procedura penale divide in sentenze di non doversi procedere (art. 529) e sentenze di assoluzione (art. 530) Corte Costituzionale, sent. 0381 del 1992), precisando che non è dunque un caso che, lessicamente, per tali esiti decisori venga usata la formula di non doversi procedere volutamente diversa da quella di non luogo a procedere, utilizzabile all’esito dell’udienza preliminare.
La legge di delega ricorre, significativamente, alla diversa espressione di proscioglimento (comprensiva degli esiti di assoluzione e di non doversi procedere) quando, in materia di impugnazioni, deve indicare una conclusione opposta a quella di condanna all’esito del giudizio Corte Costituzionale, sent. n. 0381 del 1992).
L’art. 10 cit., dunque, non può che riferirsi esclusivamente agli appelli proposti contro le sentenze di proscioglimento, comprensiva degli esiti di assoluzione e di non doversi procedere.
Talché erroneamente la corte di appello ha pronunciato l’inammissibilità dell’appello disponendo la notificazione per consentire il ricorso per cassazione.
Ma contro tale erronea pronuncia il ricorrente non ha proposto alcuna specifica impugnazione, non potendo intendersi per tale mera prospettazione di una questione di legittimità costituzionale relativa a norma non applicabile nella concreta fattispecie, per di più formulata senza farne discendere la consequenziale richiesta di annullamento dell’ordinanza di inammissibilità. Inoltre, a differenziare le due fattispecie normative concorre non solo la natura della decisione – suscettibile di divenire irrevocabile nel caso dell’art. 593 c.p.p. e soggetta, invece, a revoca ex art. 434 c.p.p. nell’ipotesi dell’art. 428 c.p.p. – ma sono diverse, altresì, le funzioni delle stesse, concernendo il merito dell’accusa la prima – ed avendo come conclusione opposta la sentenza di condanna – e la procedibilità dell’azione penale la seconda, la quale – impugnabile con lo stesso mezzo dal P.M. e dall’imputato – ha come conclusione opposta un provvedimento non impugnabile da alcuna delle parti che dà luogo soltanto ad un impulso processuale.
Il ricorso, dunque, stante la definitività dell’ordinanza dichiarativa di inammissibilità dell’appello, va esaminato nel merito, dovendosi ritenere ché, in tema di impugnazione della sentenza di non luogo a procedere ai sensi dell’art. 428 c.p.p., qualora la corte di appello abbia erroneamente applicato la disciplina transitoria di cui all’art. 10, comma 2, legge n. 46 del 2006 – prevista esclusivamente in relazione alle sentenze di proscioglimento – non abbia specificamente impugnato l’ordinanza dichiarativa dell’inammissibilità dell’appello, la Corte di Cassazione, investita del ricorso contro la sentenza di non luogo a procedere, non può rilevare d’ufficio la violazione della norma transitoria e deve pronunciarsi sul ricorso.
Cassazione Penale, Sezione Quinta, Sentenza n. 9232 del 13 febbraio 2007 – depositata il 5 marzo 2007
La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di
Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.
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