Esercizio abusivo della professione legale – Costituisce esercizio abusivo della professione legale, lo svolgimento dell’attività riservata al professionista iscritto nell’albo degli avvocati, anche nel caso in cui l’agente abbia adottato lo stratagemma di far firmare l’atto tipico, da lui predisposto, da un legale abilitato. Diversamente opinando, risulterebbe tradito il principio della generale riserva riferita alla professione in quanto tale, con correlativo tradimento dell’affidamento dei terzi, laddove fosse ritenuto sufficiente un siffatto banale escamotage per consentire ad un soggetto non abilitato di operare in un settore attribuito in via esclusiva a una determinata professione (Corte di Cassazione, Sezione 6 penale, Sentenza 14 dicembre 2016, n. 52888).
Esercizio abusivo della professione legale – Costituisce esercizio abusivo della professione legale, lo svolgimento dell’attività riservata al professionista iscritto nell’albo degli avvocati, anche nel caso in cui l’agente abbia adottato lo stratagemma di far firmare l’atto tipico, da lui predisposto, da un legale abilitato.
Diversamente opinando, risulterebbe tradito il principio della generale riserva riferita alla professione in quanto tale, con correlativo tradimento dell’affidamento dei terzi, laddove fosse ritenuto sufficiente un siffatto banale escamotage per consentire ad un soggetto non abilitato di operare in un settore attribuito in via esclusiva a una determinata professione (Corte di Cassazione, Sezione 6 penale, Sentenza 14 dicembre 2016, n. 52888).
L’articolo 348 c.p. tutela, infatti, l’interesse generale, riferito in via diretta e immediata alla P.A., che determinate professioni, richiedenti, tra l’altro, particolari competenze tecniche, vengano esercitate soltanto da soggetti che abbiano conseguito una speciale abilitazione amministrativa (tra le tante, Sez. 6, n. 46067 del 29/10/2007), così da evitare che le stesse siano affidate a soggetti inesperti nell’esercizio della professione o che si siano rivelati indegni di esercitarla e assicurando in via presuntiva, attraverso il ricorso a soggetti abilitati, un determinato standard minimo di qualificazione.
Quindi non è sufficiente a tutelare tale pubblico interesse che l’atto riservato al professionista forense sia formalmente sottoscritto da un avvocato abilitato, ancorché redatto completamente da un soggetto estraneo all’ordine (basti osservare, per la professione legale, che anche per i tirocinanti, la legge prevede uno status abilitativo provvisorio, così da consentire che questi ultimi possano anche solo redigere atti giudiziali sotto la curatela – controllo di un avvocato dominus, cfr. Sez. U civ., n. 1727 del 28/01/2005, Rv. 578975).
Al riguardo, peraltro, va rilevato che per il disposto dell’articolo 2231 cod. civ., l’esecuzione di una prestazione d’opera professionale di natura intellettuale effettuata da chi non sia iscritto nell’apposito albo previsto dalla legge, dà luogo a nullità assoluta del rapporto tra professionista e cliente, privando il contratto di qualsiasi effetto.
La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di
Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.
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