In diritto penale il “delitto tentato”, in contrapposizione a quello consumato, si delinea per il fatto della mancata consumazione della condotta delittuosa del reo, in quanto, per ragioni del tutto indipendenti dalla sua volontà non si è verificato l’evento dannoso e la sua condotta non è pertanto giunta a compimento. Il codice penale lo prevede […]
In diritto penale il “delitto tentato”, in contrapposizione a quello consumato, si delinea per il fatto della mancata consumazione della condotta delittuosa del reo, in quanto, per ragioni del tutto indipendenti dalla sua volontà non si è verificato l’evento dannoso e la sua condotta non è pertanto giunta a compimento. Il codice penale lo prevede come figura di reato con riferimento all’art. 56, rubricato:-delitto tentato-, ai sensi del quale: “chi compie atti idonei, diretti in modo non equivoco a commettere un delitto,risponde di delitto tentato, se l’azione non si compie o l’evento non si verifica. Il colpevole di delitto tentato è punito con la reclusione non inferiore a dodici anni, se la pena stabilita è l’ergastolo; e negli altri casi, con la pena stabilita per il delitto, diminuita da un terzo a due terzi. Se il colpevole volontariamente desiste dall’azione, soggiace soltanto alla pena per gli atti compiuti, qualora questi costituiscano per se un reato diverso. Se volontariamente impedisce l’evento, soggiace alla pena stabilita per il delitto tentato, diminuita da un terzo alla metà”.
La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di
Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.
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