Il riferimento è all’art.94 del Codice Penale, che oltre a prevedere una chiara imputabilità di colpevolezza per i reati commessi da chi fa uso costante di sostanze alcoliche, stabilisce altresì un aumento della pena. La norma citata, si pone dunque quale aggravate della responsabilità penale. Agli effetti della legge penale, è considerato “ubriaco abituale”, chi […]
Il riferimento è all’art.94 del Codice Penale, che oltre a prevedere una chiara imputabilità di colpevolezza per i reati commessi da chi fa uso costante di sostanze alcoliche, stabilisce altresì un aumento della pena. La norma citata, si pone dunque quale aggravate della responsabilità penale. Agli effetti della legge penale, è considerato “ubriaco abituale”, chi non solo è dedito all’uso di bevande alcoliche, ma anche chi è in frequente stato di ubriachezza. Fondamentale, ai fini della determinazione responsabilità penale dei soggetti in parola, è l’accertamento dell’elemento psicologico, che va senza dubbio individuato, con riferimento al momento in cui ha luogo il fatto volontario dell’ingestione della bevanda, poiché, come sostiene più accreditata giurisprudenza, l’iter crimis, decorre da quel momento, ove lo stato intellettivo del soggetto è libero e cosciente; di converso tutte le successive azioni di condotta sono ottenebrate e la capacità intellettiva si considera fortemente diminuita. Essendo gli ubriachi abituali, considerati soggetti socialmente pericolosi, il legislatore, al fine di tutelare e salvaguardare gli interessi dell’intera collettività, ha previsto una serie di disposizioni speciali nei loro confronti. Infatti durante la istruzione o il giudizio, può disporsi per i soggetti summenzionati ricoveri, seppur provvisori, in riformatori, manicomi giudiziale, o in case di cura e di custodia; a ciò va aggiunto che non è esclusa la possibilità di revoca dell’ordinanza, da parte della competente autorità giudiziaria, qualora si ravvisino gli estremi della non pericolosità sociale. L’ubriaco abituale, può dunque essere sottoposto a misure di sicurezza personali che si si distinguono in detentive e non detentive. Sono misure di sicurezza detentive: 1) l’assegnazione a una colonia agricola o ad una casa di lavoro; 2) il ricovero in una casa di cura e di custodia; 3) il ricorso in un manicomio giudiziario; 4) il ricovero in un riformatorio giudiziario. Sono misure di sicurezza non detentive: 1) la libertà vigilata: 2) il divieto di soggiorno in uno o più Comuni, o in una o più Province; 3) il divieto di frequentare osterie e pubblici spacci di bevande alcooliche; 4) l’espulsione dello straniero dallo Stato. Quando la legge stabilisce una misura di sicurezza senza indicarne la specie, il giudice dispone che si applichi la libertà vigilata, a meno che, trattandosi di un condannato per delitto, ritenga di disporre l’assegnazione di lui a una colonia agricola o ad una casa di lavoro. Nei casi previsti per ubriachezza sopra citato, qualora il giudice ritenga che non sussistano i presupposti e le necessità per misure di sicurezza detentive, può comunque disporre misure di sicurezza non detentive, quali, tra cui è previsto il divieto di frequentare osterie e pubblici spacci di bevande alcooliche. Da sottolineare, infine che le misure di sicurezza detentive, tuttavia, non sono previste per tutti i reati, ma solo per i delitti più gravi.
La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di
Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.
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