268915; n. 51845 del 2014 non mas) di per sé indebita delle erogazioni, senza che vengano in rilievo particolari destinazioni funzionali. Nel caso esaminato, il datore di lavoro, mediante la fittizia esposizione di somme corrisposte al lavoratore a titolo di indennità per maternità ha ottenuto dall’I. N. P. S. il conguaglio di tali somme, in realtà non corrisposte, con quelle da lui dovute all’istituto previdenziale a titolo di contributi previdenziali e assistenziali, così percependo indebitamente dallo stesso istituto le corrispondenti erogazioni.
La Corte di Cassazione ha confermato l’interpretazione secondo cui integra il delitto di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato ex articolo 316-ter c.p., e non quelli di truffa o di appropriazione indebita o di indebita compensazione Decreto Legislativo 10 marzo 2000, n. 74, ex articolo 10-quater, la condotta del datore di lavoro che, esponendo falsamente di aver corrisposto al lavoratore somme a titolo di indennità per malattia, assegni familiari e cassa integrazione guadagni, ottiene dall’I.N.P.S. il conguaglio di tali somme, in realtà non corrisposte, con quelle da lui dovute a titolo di contributi previdenziali e assistenziali, così percependo indebitamente dallo stesso istituto le corrispondenti erogazioni (Sez. 2, n. 15989 del 16/03/2016 dep. 19/04/2016, P.M. in proc. Fiesta, Rv. 266520; Sez. 2, n. 48663 del 17/10/2014 – dep. 24/11/2014, P.M. in proc. Talone, Rv. 261140; Sez. 2, n. 15989 del 16/03/2016 – dep. 19/04/2016, P.M. in proc. Fiesta, Rv. 266520; Sez. 2, n. 51334 del 23/11/2016 – dep. 01/12/2016, P.G. in proc. Sechi, Rv. 268915; n. 51845 del 2014 non mas) di per sé indebita delle erogazioni, senza che vengano in rilievo particolari destinazioni funzionali.
E’ stato infatti affermato che “nel concetto di conseguimento indebito di una erogazione da parte di enti pubblici rientrano tutte le attività di contribuzione ascrivibili a tali enti, non soltanto attraverso l’elargizione precipua di una somma di danaro ma pure attraverso la concessione dell’esenzione dal pagamento di una somma agli stessi dovuta, perché anche in questo secondo caso il richiedente ottiene un vantaggio e beneficio economico che viene posto a carico della comunità” (Cass. SS.UU n. 7537 del 2011 – Rv. 249104).
Nel caso esaminato, il datore di lavoro, mediante la fittizia esposizione di somme corrisposte al lavoratore a titolo di indennità per maternità ha ottenuto dall’I.N.P.S. il conguaglio di tali somme, in realtà non corrisposte, con quelle da lui dovute all’istituto previdenziale a titolo di contributi previdenziali e assistenziali, così percependo indebitamente dallo stesso istituto le corrispondenti erogazioni.
La Corte ha, pertanto, ribadito il principio già affermato nella sentenza n. 48663 del 2014 secondo il quale “integra il delitto di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato di cui all’articolo 316 ter c.p., la condotta del datore di lavoro che, mediante la fittizia esposizione di somme corrisposte al lavoratore a titolo di indennità per malattia o maternità o assegni familiari, ottiene dall’I.N.P.S. il conguaglio di tali somme, in realtà non corrisposte, con quelle da lui dovute all’istituto previdenziale a titolo di contributi previdenziali e assistenziali, cosi percependo indebitamente dallo stesso istituto le corrispondenti erogazioni”.
Corte di Cassazione, Sezione Seconda, Sentenza n. 18311 del 16 giugno 2020
La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di
Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.
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