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Messaggi di posta elettronica, molestia, insussistenza

Anche nel caso della posta elettronica, a differenza della telefonata, non vi è alcuna immediata interazione tra il mittente e il destinatario, né vi è intrusione diretta del primo nella sfera dell’attività del secondo. Pertanto, la avvertita esigenza di espandere la tutela del bene protetto, ossia la tranquillità della persona, incontra il limite coessenziale della legge penale costituito dal principio di stretta legalità e di tipizzazione delle condotte illecite, sanciti dall’art.

Pubblicato il 23 November 2010 in Diritto Informatico, Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

La molestia commessa con il mezzo epistolare, anche se idonea a ledere la tranquillità privata della persona destinataria, non è punibile per se stessa, ai sensi dell’articolo 660 c.p., rilevato che i messaggi di testo inviati con il mezzo del telefono non possono essere assimilati a quelli di tipo epistolare, in quanto il destinatario di essi è costretto a percepirli con corrispondente turbamento della quiete e tranquillità psichica, prima di poterne individuare il mittente, il quale in tal modo realizza l’obbiettivo di recare disturbo al destinatario.

Anche nel caso della posta elettronica, a differenza della telefonata, non vi è alcuna immediata interazione tra il mittente e il destinatario, né vi è intrusione diretta del primo nella sfera dell’attività del secondo.

Pertanto, la avvertita esigenza di espandere la tutela del bene protetto, ossia la tranquillità della persona, incontra il limite coessenziale della legge penale costituito dal principio di stretta legalità e di tipizzazione delle condotte illecite, sanciti dall’art. 25, comma 2, della Costituzione dall’articolo 1 del codice penale.

Cassazione Penale, Sezione Prima, Sentenza n. 24510 del 17 giugno 2010

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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