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Misura cautelare reale in sede di riesame o di appello

Misura cautelare reale, in sede di riesame o di appello, il tribunale non è tenuto a dirimere le questioni tecniche e contabili per la cui risoluzione è necessario il ricorso ad un accertamento peritale, costituendo questo un mezzo istruttorio incompatibile con l’incidente cautelare. D’altro canto occorre che il Tribunale in sede cautelare dia a sua volta conto dei criteri adottati dal consulente di parte, dei risultati cui è pervenuto e del margine di valutazione di cui dispone, valorizzando nozioni giuridiche e massime di esperienza in rapporto agli elementi di fatto da lui conosciuti e comunque conoscibili.

Pubblicato il 14 January 2018 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Misura cautelare reale, in sede di riesame o di appello, il tribunale non è tenuto a dirimere le questioni tecniche e contabili per la cui risoluzione è necessario il ricorso ad un accertamento peritale, costituendo questo un mezzo istruttorio incompatibile con l’incidente cautelare.

Il principio può dirsi in linea di massima condivisibile de iure condito, pur potendosi auspicare un mirato intervento volto ad ampliare le possibilità di intervento del tribunale in sede cautelare, in corrispondenza con il notevole ampliamento dei casi di confisca, anche obbligatoria.

Ma sta di fatto che la parte interessata ha facoltà di controdedurre e di ottenere sul punto una puntuale risposta, nei limiti di quanto allo stato del procedimento sia consentito, anche per scongiurare il rischio che eventuali inerzie implichino il protrarsi di misure ablative alla resa dei conti ingiustificate.

Si tratta dunque di distinguere tra verifiche in fatto e verifiche di carattere tecnico-specialistico, implicanti il riferimento a nozioni che coinvolgono un sapere che può essere introdotto con l’ausilio di esperti, dovendosi inoltre rilevare come il problema possa porsi con riguardo all’applicazione al fanno di canoni di ordine tecnico.

In tale delicata prospettiva occorre da un lato che il consulente di parte non si limiti ad esporre risultati, ma dia conto puntualmente dei criteri tecnici adottati e di quali elementi di fatto si sia avvalso, senza di che la consulenza risulta in radice inidonea a fondare una valutazione favorevole.

D’altro canto occorre che il Tribunale in sede cautelare dia a sua volta conto dei criteri adottati dal consulente di parte, dei risultati cui è pervenuto e del margine di valutazione di cui dispone, valorizzando nozioni giuridiche e massime di esperienza in rapporto agli elementi di fatto da lui conosciuti e comunque conoscibili.

Ciò impone al Tribunale di procedere all’analisi della consulenza e alla individuazione precisa della sua struttura e del suo contenuto, con indicazione puntuale della sua pertinenza o meno rispetto all’oggetto di indagine, e dei dati tecnici che si sottraggono alla diretta verifica, in assenza dell’ausilio di un esperto di cui il Tribunale non può disporre.

Cassazione Penale, Sezione Sesta, Sentenza n. 53834 ud. 26/10/2017 – deposito del 29/11/2017

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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