La non modificabilità unilaterale e la non revocabilità, una volta raggiunta l’intesa, del consenso già espresso non implicano, tuttavia, l’immodificabilità dell’accordo, che resta, comunque, nella disponibilità delle parti sino alla ratifica da parte del giudice ed alla pronuncia della sentenza. E’ chiaro, tuttavia, che la modifica della volontà deve essere bilaterale affinché al patto precedentemente concluso, si sostituisca il nuovo accordo, posto che, perfezionato il primo, solo un nuovo incontro delle volontà consente di farne decadere gli effetti per sostituirli con quelli successivamente voluti, da presentare al giudice per la ratifica.
Secondo la più recente giurisprudenza di legittimità, in tema di applicazione della pena su richiesta delle parti (patteggiamento), l’accordo tra l’imputato e il pubblico ministero costituisce un negozio giuridico processuale recettizio che, quando entrambe le parti abbiano manifestato il proprio consenso con le dichiarazioni congiunte di volontà, diviene irrevocabile e non può essere modificato per iniziativa unilaterale di una parte, determinando effetti non reversibili nel procedimento e pertanto né all’imputato né al pubblico ministero è consentito rimetterlo in discussione (Sez. 1, n. 48900 del 15/10/2015; Sez. 5, n. 12195 del 19/02/2019).
La non modificabilità unilaterale e la non revocabilità, una volta raggiunta l’intesa, del consenso già espresso non implicano, tuttavia, l’immodificabilità dell’accordo, che resta, comunque, nella disponibilità delle parti sino alla ratifica da parte del giudice ed alla pronuncia della sentenza.
Tale regola risponde ai principi generali in materia negoziale, la cui applicazione risulta, peraltro, imposta dall’articolo 27, comma 3, Cost., atteso che eventuali modifiche congiunte potrebbero rendersi necessarie proprio al fine di adattare il trattamento sanzionatorio concordato alla gravità del fatto ed alla finalità rieducativa della pena (vedi Sez. 4, n. 37968 del 6.10.2021).
Del resto, si è affermata la revocabilità del consenso già espresso proprio in occasione del raggiungimento di un nuovo accordo, all’esito della riqualificazione del reato (così Sez. 3, n. 3580 del 09/01/2009).
Proprio la lettura della motivazione di siffatta ultima sentenza permette di chiarire che, nella specie, l’accordo iniziale siglato fra le parti era stato sostituito da un nuovo accordo, occasionato da una modifica dell’imputazione da parte del pubblico ministero, cui l’imputato in sede di nuova pattuizione nulla ha opposto, che è stato sottoposto al giudice e da questi recepito.
Nell’occasione, dunque, le parti hanno volontariamente sostituito al precedente accordo, un nuovo patto, presentandolo al giudice per la ratifica.
Pertanto, l’espressione della volontà in ordine al patteggiamento della pena non è revocabile, ma i contraenti possono concordemente sostituire un nuovo accordo a quello precedente, per sottoporlo al giudice, purché entro i termini previsti dall’articolo 446, comma 1 c.p.p..
E’ chiaro, tuttavia, che la modifica della volontà deve essere bilaterale affinché al patto precedentemente concluso, si sostituisca il nuovo accordo, posto che, perfezionato il primo, solo un nuovo incontro delle volontà consente di farne decadere gli effetti per sostituirli con quelli successivamente voluti, da presentare al giudice per la ratifica.
Corte di Cassazione, Sezione Quarta Penale, Sentenza n. 23811 del 21 giugno 2022
La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di
Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.
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