I criteri oggettivi di imputazione della responsabilità amministrativa da reato sono individuati nel primo comma dell’art. Se, infatti, non può sussistere dubbio alcuno circa il fatto che l’accertamento di un esclusivo interesse dell’autore del reato o di terzi alla sua consumazione impedisca di chiamare l’ente a rispondere dell’illecito amministrativo ex d. lgs.
I criteri oggettivi di imputazione della responsabilità amministrativa da reato sono individuati nel primo comma dell’art. 5 del d.lgs. n. 231/2001, il quale prevede che l’ente risponde dei reati commessi nel suo interesse o a suo vantaggio dai suoi vertici apicali ovvero da coloro che sono sottoposti alla direzione o alla vigilanza dei medesimi.
In proposito la Relazione allo Schema del decreto legislativo ha ritenuto opportuno chiarire che il richiamo all’interesse dell’ente caratterizza in senso marcatamente soggettivo la condotta delittuosa della persona fisica e che si accontenta di una verifica ex ante; viceversa, il vantaggio, che può essere tratto dall’ente anche quando la persona fisica non abbia agito nel suo interesse, richiede sempre una verifica ex post.
E sulla scorta di tale spiegazione, si evince che la formula normativa non contiene un’endiadi, perché i termini hanno riguardo a concetti giuridicamente diversi, potendosi distinguere un interesse a monte per effetto di un indebito arricchimento, prefigurato e magari non realizzato, in conseguenza dell’illecito, da un vantaggio obbiettivamente conseguito con la commissione del reato, seppure non prospettato ex ante, con la conseguenza che l’interesse ed il vantaggio devono ritenersi criteri imputativi concorrenti, ma alternativi.
Se, infatti, non può sussistere dubbio alcuno circa il fatto che l’accertamento di un esclusivo interesse dell’autore del reato o di terzi alla sua consumazione impedisca di chiamare l’ente a rispondere dell’illecito amministrativo ex d.lgs. n. 231/2001, ciò peraltro non significa che il criterio del vantaggio perda automaticamente di significato.
Infatti, ai fini della configurabilità della responsabilità dell’ente, è sufficiente che venga provato che lo stesso abbia ricavato dal reato un vantaggio, anche quando non è stato possibile determinare l’effettivo interesse valutato ex ante alla consumazione dell’illecito e purché non sia contestualmente stato accertato che quest’ultimo sia stato commesso nell’esclusivo interesse del suo autore persona fisica o di terzi.
Cassazione Penale, Sezione Quinta, Sentenza n.10265 udienza del 28 novembre 2013 – depositata del 4 marzo 2014
La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di
Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.
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