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Reato di riduzione o mantenimento in schiavitù o servitù

Il tratto unificante di tali alternative condotte è evidentemente lo stato di sfruttamento del soggetto passivo, cui tende l’agente, e nell’ambito della quale la violenza, la minaccia, l’inganno, l’abuso di autorità o l’approfittamento di una situazione di inferiorità fisica o psichica costituiscono accidenti, legalmente prestabiliti, dell’azione criminosa. 572 c. p. , essendo irrilevante, stante il principio di consunzione, la diversità dei beni giuridici tutelati dalle due norme.

Pubblicato il 09 February 2007 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Quanto alla configurabilità del reato di cui all’art. 600 c.p., occorre affermare che esso, come si ricava dalla lettera della norma, implica o una situazione di fatto nella quale l’agente esercita poteri corrispondenti al diritto di proprietà sulla persona offesa, la quale è quindi sottoposta a una condizione assimilabile alla servitù, ovvero riduce o mantiene la stessa in uno stato di soggezione continuativa, estrinsecantesi nella imposizione di prestazioni lavorative o sessuali o di accattonaggio o che comunque ne comportino lo sfruttamento; sempre che tale condotta sia attuata alternativamente o congiuntamente, mediante violenza, minaccia, inganno, abuso di autorità, o approfittamento di una situazione di inferiorità fisica o psichica o di una situazione di necessità o mediante la promessa o la dazione di somme di denaro o di altri vantaggi a chi ha l’autorità sulla persona.

Il tratto unificante di tali alternative condotte è evidentemente lo stato di sfruttamento del soggetto passivo, cui tende l’agente, e nell’ambito della quale la violenza, la minaccia, l’inganno, l’abuso di autorità o l’approfittamento di una situazione di inferiorità fisica o psichica costituiscono accidenti, legalmente prestabiliti, dell’azione criminosa.

L’agente, realizzando tali condotte, maltratta necessariamente il soggetto passivo, a prescindere dalla percezione che questo, che potrebbe essere acquiescente, ne abbia, sicché non può ritenersi configurabile il concorso tra il reato in esame a quello di cui all’art. 572 c.p., essendo irrilevante, stante il principio di consunzione, la diversità dei beni giuridici tutelati dalle due norme.

Cassazione Penale, Sesta Sezione, Sentenza n. 1090 del 12 dicembre 2006 – depositata il 17 gennaio 2007

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