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Ricettazione prefallimentare, attività commerciale

La condotta rilevante per l’integrazione della c. d. ricettazione prefallimentare (art. 232, comma 3, n. 2 L. F. ) consiste nella distrazione, nella ricettazione o nell’acquisto speculativo (a prezzo notevolmente inferiore al valore corrente) di merci o altri beni dell’imprenditore in stato di dissesto.

Pubblicato il 22 September 2017 in Diritto Fallimentare, Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

La condotta rilevante per l’integrazione della c.d. ricettazione prefallimentare (art. 232, comma 3, n. 2 L.F.) consiste nella distrazione, nella ricettazione o nell’acquisto speculativo (a prezzo notevolmente inferiore al valore corrente) di merci o altri beni dell’imprenditore in stato di dissesto. L’aggravante di cui all’art. 232, comma 4, L.F. ricorre allorquando l’acquirente è un imprenditore che esercita un’attività commerciale.

Concettualmente va evidenziato che l’imprenditore può esercitare un’attività commerciale sia in forma individuale sia in forma collettiva o societaria e l’aggravante in oggetto è, evidentemente, applicabile a qualsiasi forma di esercizio dell’attività imprenditoriale, non essendovi alcuna esclusione dell’attività imprenditoriale collettiva dal perimetro applicativo della circostanza.

Cassazione Penale, Sezione Quinta, Sentenza n. 43101 ud. 18/07/2017 – deposito del 20/09/2017

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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