Ai fini della integrazione del delitto di peculato ai sensi dell’art. 314, comma 2, c. p. la quale è caratterizzata- sotto il profilo oggettivo – dall’endiadi dell’uso momentaneo e dalla immediata restituzione del bene e – sotto quello soggettivo – dal correlativo contenuto intenzionale.
Ai fini della integrazione del delitto di peculato ai sensi dell’art. 314, comma 1, c.p., in relazione a beni di specie appartenenti alla Pubblica amministrazione, non è necessaria la perdita definitiva del bene da parte dell’ente pubblico, essendo sufficiente l’esercizio da parte dell’agente sul medesimo bene dei poteri uti dominus, tale da sottrarre il bene stesso alla disponibilità dell’ente.
Il relativo accertamento è sottratto al vaglio di legittimità se congruamente motivato, rilevando – a tal fine – la sistematica reiterazione dell’uso abusivo che l’agente faccia del medesimo bene e non essendo decisivo il conseguente consumo del carburante che – invece – va valutato ai fini della quantificazione del danno.
Diversa è l’ipotesi prevista dall’art. 314, comma 2, c.p. la quale è caratterizzata- sotto il profilo oggettivo – dall’endiadi dell’uso momentaneo e dalla immediata restituzione del bene e – sotto quello soggettivo – dal correlativo contenuto intenzionale.
Cassazione Penale, Sezione Sesta, Sentenza n. 13038 ud. 10/03/2016 – deposito del 31/03/2016
La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di
Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.
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