Gli anfiboli sono una famiglia di minerali presenti nelle rocce eruttive dopo il raffreddamento dei magmi silicatici; insieme ai serpentini costituiscono gli asbesti, comunemente noti come amianti. A livello sistematico sono inquadrati nel supergruppo degli anfiboli. Generalmente gli anfiboli si presentano sotto forma di fibre più o meno lineari, relativamente flessibili, avvolte in masserelle. Alcuni di essi sono stati impiegati in passato per realizzare tessuti ignifughi, in virtù della facilità con la quale si possono filare e del loro elevato punto di fusione. Il termine anfibolo deriva dal greco e significa “ambiguo” con allusione al fatto alla varietà di assetto della composizione dei vari anfiboli passando dal bianco della tremolite al nero come l’orneblenda, al verde dell’attinolite. Sono composti da miscele isomorfe di due silicati e appartengono alla famiglia degli inosilicati a catena doppia. I principali sono monoclini e hanno formula generale molto complessa. Sono minerali idrati e cristallizzano solo in presenza di acqua. La composizione chimica del gruppo degli anfiboli può essere espressa dalla formula generale W0-1X2Y5Z8O22(OH,F)2, dove W indica Na e K, X indica Ca, Na, Mn, Fe, Mg, Li, Y indica Mn, Fe, Mg, Al, Ti, Z indica Si e Al. La struttura degli anfiboli si basa su di una catena doppia Si4O12 che si sviluppa parallela all’asse c. La struttura contiene parecchi siti cationici e costruisce un’impalcatura a t-o-t (tetraedro-ottaedro-tetraedro), di ampiezza doppia alla struttura t-o-t del pirosseno. Inoltre la presenza del gruppo (OH) causa una diminuzione di stabilità termica rispetto ai pirosseni.