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Bello

Il bello[termine che deriva dalla lingua latina bĕllus (simile, per assonanza, al vocabolo bellum), col significato di “carino, grazioso”, e, a sua volta, derivante da *due- nŭlus, diminutivo di duenos il quale è forma antica di bonus “buono”Bello in Vocabolario – Treccani] è una categoria dell’estetica, che fin dall’antichità ha rappresentato uno dei tre generi supremi di valori, assieme al vero e al bene, codificati da Platone e rimasti sostanzialmente validi sino al ‘700, quando si incomincia a capire che anche il “brutto” è una categoria dell’estetica di cui tener conto, e da relazionare dialetticamente al “bello”. Per i Greci e per i Romani questo termine aveva un’estensione più ampia di quella attuale, comprendeva infatti tanto gli oggetti belli quanto i pensieri. Se gli antichi potevano fare a meno della nozione di bello in senso stretto era perché avevano termini appropriati per il bello visibile, chiamato simmetria, come per il bello udibile, chiamato armonia. Nell’antichità si formulò la teoria secondo la quale il bello consiste nella proporzione e nella appropriata disposizione delle parti. Tale teoria può essere fatta risalire già ai Pitagorici. Successivamente ci furono integrazioni, teorie supplementari, riserve che sfociarono nel XVIII secolo in una vera e propria crisi della teoria che aveva dominato per oltre due millenni, a causa sia dell’empirismo filosofico che degli influssi dell’Illuminismo e del Romanticismo. L’oggetto della disputa si spostò su una caratteristica del bello. Ci si cominciò a chiedere se, quando si indica come bello un oggetto, gli si riconosca una proprietà che effettivamente possiede o meno. Da una concezione fondamentalmente oggettivistica si passò quindi a una concezione soggettivistica che porterà poi all’attuale abbandono della ricerca di una rigorosa definizione del termine estetico bello.

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