fbpx
Generic filters
Parola esatta ...
Cerca nei titolo
Search in excerpt
Filtra per categoria
Codice Civile
Codice Penale

bemolle

Nella notazione musicale, bemolle (♭) è il simbolo che indica che la nota a cui si riferisce va abbassata di un semitono. Il termine deriva dalla dicitura “b – molle”. Nella musica antica, la lettera b stava ad indicare il si, che, nel canto gregoriano, era l’unica nota che poteva essere alterata (e diventare si bemolle). Sul significato dell’aggettivo “molle” esistono due ipotesi, ognuna delle quali ha probabilmente la sua parte di verità: nelle partiture antiche, la “b” che indicava il Si veniva raffigurata con la pancia arrotondata (“molle”) quando si voleva indicare il si bemolle e con la pancia squadrata (da cui il termine bequadro) in caso contrario l’aggettivo “molle” era associato ad un suono più grave, ovvero a quel suono che, se eseguito da uno strumento a corde, prevede che la corda stessa sia meno tesa (più molle, appunto). Qualunque sia l’origine etimologica, essa è rimasta in tutte le lingue, con la parziale eccezione dell’inglese “flat” (piatto). Esiste anche il doppio bemolle (♭♭) che indica un decremento di frequenza della nota pari a due semitoni cromatici. I bemolle possono essere scritti immediatamente dopo la chiave musicale, secondo un ordine prestabilito (si, mi, la, re, sol, do, fa), inverso a quello dei diesis. In questo caso si chiamano alterazioni fisse (o in chiave) e valgono per le note con quel nome per la durata del brano (escluse le note con bequadro). Il numero dei bemolle in chiave determina la tonalità del brano: da nessuna alterazione (do maggiore o la minore) a sette (do bemolle maggiore o la bemolle minore). Occorre un’analisi attenta del brano per determinare se esso è scritto in modo maggiore o minore. Determinare la tonalità di un brano in modo maggiore con bemolli in chiave è facile: il penultimo bemolle indica la tonica del brano. Ad esempio: se l’ultimo bemolle è la, bisogna osservare il penultimo dell’ordine sopra esposto, cioè il mi: il brano sarà quindi in mi♭. Se invece si tratta di un brano in modo minore, la sua tonica si trova, come sempre, una terza minore sotto quella del relativo modo maggiore (nell’esempio, do minore). Nel caso di un solo bemolle in chiave, la tonalità è quella di fa maggiore (o re minore), che è da notare non è indicata dall’ultimo bemolle della sequenza, perché se così fosse sarebbe fa bemolle maggiore. Il bemolle posto immediatamente a sinistra di una nota lungo il brano (alterazione transitoria o momentanea) vale solo per la nota alterata e per tutte quelle della stessa altezza che si trovassero eventualmente oltre il segno ma prima della fine della battuta. In casi ambigui (cambio continuo tra bemolle e naturale, cambio di tonalità, armonie complesse) il bemolle può essere indicato tra parentesi, soprattutto per favorire la lettura a prima vista del musicista e risolvere eventuali dubbi. Si parla in questo caso di alterazione di cortesia. Nella notazione contemporanea, il bemolle può essere adattato al linguaggio microtonale mantenendone la logica ma alterandolo graficamente. Si trova sovente il simbolo di semi-bemolle () a indicare che la nota dev’essere abbassata di un quarto di tono, o quello di sesqui-bemolle () a indicare che dev’essere abbassata di 3/4 di tono. Ma questi simboli non sono standardizzati, e si trovano anche bemolli sormontati da un piccolo “4”, barrati, con l’occhiello annerito del tutto o in parte, oppure punte di freccia rivolte verso l’alto o verso il basso applicate alla stanghetta verticale: queste indicano rispettivamente una nota crescente o calante. La legenda diventa uno strumento di decifrazione indispensabile, in assenza di convenzioni universalmente accettate.

Articoli correlati