Per caso in filosofia s’intende ciò che contraddistingue o un avvenimento che si verifica senza una causa definita e identificabile, contraddicendo così ogni teoria deterministica che assegna ad ogni accadimento una precisa causa; o un evento accaduto per cause che certamente vi sono ma non sono conosciute ovvero “non-lineari”, sconnesse o meglio “intricate”, che non presentano una sequenza causalità–effettualità necessitata, cioè deterministica, tale da permettere l’identificazione di esse e la predicibilità degli effetti. Il riconoscimento ontologico dell’esistenza del caso come causalità non-lineare è stata posta per primo da Antoine Augustin Cournot (1801–1877), il quale sostenne a metà dell’Ottocento che una serie di cause non sempre è lineare, ma può presentare incroci che alterano la loro conseguenzialità. Tesi poi ripresa anche da Roberto Ardigò (1828–1920) nel 1877 nell’Appendice a La formazione naturale nel fatto del sistema solare L’interpretazione deterministica della causalità si ritrova in quelle antiche correnti filosofiche che, concependo l’universo come creato da un Logos ordinatore, negano l’esistenza del caso in quanto tutto avviene “per necessità“, sostenendo che il caso è soltanto una “ignoranza delle cause”, come in tempi moderni sosterrà l’astronomo Pierre Simon Laplace. Diversamente dal determinismo, l’indeterminismo riconosce l’esistenza del caso accanto alla necessità, vedendo l’evoluzione cosmica come una loro alternanza con la quale il caso innova e la necessità conserva. .