Per tumore alla mammella si intende la situazione patologica in cui un tumore viene a svilupparsi nel tessuto mammario. I segni di questa condizione possono comprendere un nodulo palpabile nella mammella, un suo cambiamento di forma, la formazione di fossette nella pelle, del fluido proveniente dal capezzolo, la comparsa di una macchia rossa squamosa sulla pelle. In coloro che sviluppano una diffusione a distanza della malattia (metastasi), vi può essere comparsa di dolore alle ossa, ingrossamento dei linfonodi, mancanza di respiro e ittero. I fattori di rischio per lo sviluppo di questo tumore sono l’obesità, una vita sedentaria, l’assunzione eccessiva di bevande alcoliche, alcuni tipi di terapia ormonale sostitutiva per la menopausa (e comunque se protratti per oltre 10 anni), l’esposizione alle radiazioni ionizzanti, l’età precoce della prima mestruazione e avere figli in età avanzata o non averne proprio. Il 5- 10% dei casi sono dovuti a geni ereditati dai genitori, compresi tra gli altri il BRCA1 e il BRCA2. Il tumore alla mammella si sviluppa più comunemente nelle cellule di rivestimento dei dotti galattofori e nei lobuli che forniscono i condotti di latte materno. I primi sono noti come carcinomi duttali, mentre i secondi come carcinomi lobulare. In aggiunta, vi sono più di 18 altri sotto-tipi di tumore alla mammella classificati. Alcuni tipi si sviluppano da lesioni pre-invasive come il carcinoma duttale in situ. La diagnosi viene confermata tramite biopsia e una volta che è fatta, ulteriori test possono essere effettuati per determinare se e quanto il tumore si è espanso e quale trattamento preferire. L’equilibrio tra i vantaggi e gli svantaggi dello screening per questo tumore è oggetto di controversie e dibattiti. Una review del 2013 della Cochrane Collaboration ha puntualizzato che non vi sono prove conclusive che lo screening mammografico sia utile o meno. Una rassegna del 2009 per la Task Force US Preventive Services ha trovato evidenza di un beneficio in coloro che sono nella fascia di età tra i 40 e i 70 anni e l’organizzazione raccomanda lo screening ogni due anni nelle donne dai 50 ai 74 anni. Come misure preventive per coloro che sono ad alto rischio, l’assunzione di farmaci come il tamoxifene o raloxifene e la rimozione chirurgica di entrambe le mammelle. A coloro a cui è stato diagnosticato un tumore mammario, possono essere proposti una serie di trattamenti e approcci come la chirurgia, la radioterapia, la chemioterapia e la terapia mirata. La prognosi per il tumore alla mammella varia a seconda del tipo, all’estensione della malattia, e all’età del paziente. I tassi di sopravvivenza nel mondo sviluppato sono alti, con valori stimati che variano tra l’80% e il 90% a 5 anni dalla diagnosi. Nei paesi in via di sviluppo questi valori sono molto più bassi. In tutto il mondo, il tumore alla mammella rappresenta il tipo principale di neoplasia nelle donne e il 25% di tutti i casi di tumore. Nel 2012 si sono registrati 1,68 milioni di casi che hanno portato a 522.000 decessi. È più comune nei paesi sviluppati ed è più di 100 volte più comune nelle donne rispetto agli uomini.