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diesis

Nella notazione musicale, il diesis () è un’alterazione, in senso crescente, dell’intonazione della nota cui si riferisce. In altre parole, il simbolo diesis ♯ accanto a una nota la rende aumentata di un semitono (il simbolo bemolle, ♭, la rende diminuita di un semitono). Va considerato che in musica i suoni sono 12 ma le note sono 7. Sul pianoforte, nell’intervallo di ottava (la distanza che troviamo, ad esempio, da un Do al Do superiore) sono presenti 12 tasti, poiché nel sistema temperato l’ottava è suddivisa in 12 semitoni. Ciò che chiamiamo semitono è dunque la distanza tra due tasti consecutivi, ad esempio in un pianoforte; in altre parole è la distanza tra due suoni consecutivi nel sistema temperato. I nomi di nota sono 7 (do re mi fa sol la si), dunque 5 suoni rimangono senza nome; ad esempio il suono che si trova in mezzo tra il Do e il Re (sul pianoforte è un tasto nero). Possiamo quindi chiamarlo do diesis (come se aumentassimo il do di un semitono) oppure re bemolle (come se diminuissimo il re di un semitono); ora per questo tasto esistono due possibilità e da una situazione di mancanza di nomi ci troviamo in una situazione di esubero di terminologie, dal punto di vista enarmonico. Per la scelta della terminologia nell’ambito della tonalità, si rinvia alla relativa voce. Il termine deriva dal greco dìesis che significa intervallo. In altre lingue ci si riferisce a questo segno con termini analoghi a “croce” o “nota sostenuta, spinta verso l’alto”. È importante non associare il diesis al “tasto nero”. È vero che erano i tasti bianchi a possedere un nome e i tasti neri ad “averne bisogno”, ma il diesis indica un avanzamento di un tasto, quindi il Mi diesis (avanzando di un semitono rispetto al mi) indica un tasto bianco, cioè quel tasto che chiamiamo Fa. Esiste anche il doppio diesis (, oppure ) che indica incremento di un tono; il Do doppio diesis è quindi un Re (a partire dal Do, avanziamo di due semitoni verso destra / ovverosia due tasti), il Mi doppio diesis è quindi un Fa diesis (avanziamo di due semitoni). I diesis possono ricorrere in vari momenti dello spartito e sono fissi (in chiave) o temporanei. Quando sono fissi sono scritti all’inizio del brano, accanto alla chiave musicale, per indicare la tonalità di riferimento. Di conseguenza non occorre che i diesis vengano riscritti via via nel corso dello spartito. Se ad esempio, in chiave, troviamo Fa diesis e Do diesis, allora ogni Fa o ogni Do che troveremo scritto nello spartito andrà letto come se avesse accanto il simbolo diesis. Nel caso che il compositore voglia scrivere e farci suonare un Fa naturale (tasto bianco), dovrà specificarlo con l’apposito simbolo (bequadro), che rimuove l’alterazione. Ogni diesis aggiuntivo che non sia presente in chiave, è temporaneo, quindi vale solo per la battuta in cui è posto, solo per quella nota e per tutte quelle della stessa altezza che si trovassero dopo di lei ma e prima della fine della battuta. Un Sol diesis temporaneo vale solo per il Sol di quel rigo, e non per altri Sol più gravi o più acuti eventualmente presenti in quella battuta. In casi ambigui (cambio continuo tra diesis e naturale, cambio di tonalità, armonie complesse) il diesis può essere indicato tra parentesi, soprattutto per favorire la lettura a prima vista del musicista e risolvere ambiguità. Si tratta, in questo caso, di alterazione di cortesia. Il numero dei diesis in chiave determina la tonalità del brano: da “nessuna alterazione” (do maggiore) a “sette” (do diesis maggiore). Ogni configurazione appartiene sia ad una tonalità maggiore sia a Una tonalità minore: ad esempio, Re maggiore e Si minore hanno la stessa configurazione di diesis (due diesis: il Fa e il Do). Ad ogni modo per determinare la tonalità di un brano con diesis in chiave si deve tenere presente che l’ultimo diesis annotato è la sensibile del brano. Occorre quindi salire di mezzo tono per trovare il nome della tonica. Ad esempio: se l’ultimo diesis è do diesis, la tonalità è Re maggiore. (Come già ricordato, potrebbe essere anche Si minore). La sua tonica della tonalità minore relativa si trova, come sempre, una terza minore rispetto a quella della relativa maggiore. Nella notazione contemporanea, il diesis può essere adattato al linguaggio microtonale mantenendone la logica ma alterandolo graficamente. Se si aggiunge ad una stanghetta verticale una punta di freccia verso l’alto o verso il basso questo indica una nota rispettivamente crescente o calante. Se le stanghette verticali del simbolo diventano tre si parla di triesis (alza di tre quarti di tono), se si riducono a una si parla di monesis o semi-diesis (, alza di un quarto di tono).

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