Una lingua flessiva (o “fusiva”) è un tipo morfologico che si caratterizza nel poter esprimere più relazioni grammaticali mediante un solo morfema. L’italiano, come la maggior parte delle lingue indoeuropee appartiene a questo tipo morfologico. Esempio: gatte: la “e” è un suffisso che indica sia il genere (femminile) che il numero (plurale) dell’entità a cui si riferisce Le lingue flessive possono anche operare la “flessione interna” (apofonia), cioè indicare le diverse categorie grammaticali variando la vocale della radice della parola (quindi in posizione interna, e non finale della parola). Esempio: fare – feci, drInk – drAnk Questo è un fenomeno molto diffuso nelle lingue indoeuropee e semitiche, che non opera solo nei verbi ma è molto produttivo, ragione per cui spesso ci si riferisce a quelle lingue in cui è molto comune come “introflessive”. Il tipo linguistico delle lingue flessive si divide in due sottocategorie: analitico: può anche usare più parole per definire una relazione grammaticale (come nei tempi passati dei verbi italiani: “ho ascoltato”). sintetico: concentra le relazioni grammaticali in una sola parola.