Per Spagna romana si intende quel periodo storico in cui la penisola iberica passò sotto controllo romano. Espulsi i cartaginesi dalla Spagna nel corso della seconda guerra punica (206 a.C.), Roma iniziò una lenta occupazione della penisola, che si prolungherà per buona parte del II secolo a.C. Le province iberiche vennero, infatti, interessate da una serie di rivolte e azioni di conquista, che comportarono frequentemente l’invio di eserciti guidati dai consoli. Nei primi decenni dell’occupazione infatti i romani si trovarono di fronte alla guerriglia scatenata dal capo lusitano Viriato, che culminò con la presa della città celtibera di Numanzia (133 a.C.). E così Solo al termine di tali eventi bellici (a cavallo fra la fine del II e i primi anni del I secolo a.C.), che successivamente si salderanno con le guerre civili della tarda età repubblicana, combattute in parte in Iberia, il potere romano sulle due province poté considerarsi pienamente consolidato (anche se estenderà a tutta la penisola solo dopo l’assoggettamento dei Cantabri in età augustea). L’occupazione romana culminerà con la creazione delle Province hispaniche. Il nome deriva dal termine di probabile origine punica Hispania o Ispania, che significa terra di conigli. Appare in letteratura ed in storiografia fin da tarda età repubblicana: anche Tito Livio utilizza i termini di Hispania e di Hispani (o Hispanici) per designare il territorio iberico ed i popoli che lo abitavano. Dopo quasi sette secoli di ininterrotta dominazione romana l’Hispania assorbì totalmente la cultura latina, ne adottò la lingua, i costumi e le leggi, acquisendo un’importanza fondamentale all’interno dell’Impero romano, tanto da dare i natali a due imperatori: Traiano e Teodosio I (sulla nascita hispanica di Adriano sussistono seri dubbi) e ad alcuni importanti scrittori (fra cui Seneca e Marziale).