Homo è un genere della famiglia degli ominidi, comprendente numerose specie estinte e un’unica esistente senza sottospecie: l’Homo sapiens, cioè l’uomo moderno. Questo genere fa la sua comparsa, a partire da progenitori della linea degli australopitecini, all’incirca 2,5 milioni di anni fa come Homo habilis (la specie più arcaica ascrivibile al genere fino alla scoperta di Homo gautengensis, ritenuto un diretto discendente di Australopithecus garhi). L’avvento del genere Homo coincide con la comparsa nei giacimenti fossili di utensili in pietra (Olduvaiano) e perciò per definizione con l’inizio del Paleolitico inferiore. Gli appartenenti al genere mostrano un’accresciuta capacità cranica rispetto agli altri ominidi ( di H. abilis contro 450 cm³ di A. garhi), con un aumento particolarmente significativo nei reperti databili a anni fa (1 200 cm³ in H. heidelbergensis). Al genere vengono ascritte una ventina di specie diverse, tutte estinte con l’eccezione dell’Homo sapiens. Fra esse Homo neanderthalensis, considerato l’ultima specie congenere sopravvissuta, scomparsa in un periodo collocato tra i e i anni fa. Più recenti scoperte suggeriscono che un’altra specie, Homo floresiensis, potrebbe essere sopravvissuta fino a anni fa. Nel marzo 2010 l’analisi del DNA mitocondriale, eseguita sul resto di un dito ritrovato sui monti Altaj in Siberia, ha aperto la possibilità che sia esistita un’ulteriore specie denominata Homo di Denisova. Il DNA mitocondriale del Denisova risulta differente da quelli di Neanderthal e Sapiens