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Induismo

L’Induismo (o, secondo alcuni indologi italiani, più correttamente HindūismoSulla grafia da ritenere corretta in italiano per questo termine sono recentemente intervenuti diversi studiosi italiani della materia. In Hinduismo, edito nel 2007 dalla Editori Laterza (Bari), Giovanni Filoramo (curatore dell’opera), Mario Piantelli, Stefano Piano e Carlo Della Casa hanno adottato la grafia Hindūismo. In particolar modo, Mario Piantelli ha espresso critiche ad alcuni lessicografi, lamentando l’assenza dell’h aspirata nel termine comune italiano. Così Mario Piantelli a pagg. 6 e 7 della predetta opera: «La stessa cosa è successa da noi, dove è purtroppo invalso, con l’improvvido avallo dei lessicografi, l’idiotismo Indù – tra l’altro immotivatamente tronco, tanto da far rima con il ridicolo zulù (per zùlu…) L’aspirazione è conservata per il nostro termine e i suoi derivati in tutte le altre lingue impieganti l’alfabeto occidentale, incluso il latino del Concilio Vaticano II: ovunque si ha Hindu, salvo che in francese che adotta Hindou giusta le leggi della peculiare grafia vocalica transalpina. Così come stanno le cose, la versione italiana di testi stranieri, e viceversa, comporta una faticosa messa a punto degli indici e della bibliografia per titoli, a tacere delle difficoltà nell’impiego da parte degli indotti dei “motori di ricerca” del web, ove la parola-chiave italiana è difforme da quella universalmente impiegata. Vale la pena, per inciso, notare come l’erronea voce Induismo, a voler essere filologicamente rigorosi, dovrebbe designare una – inesistente! – “religione” indiana della Luna (Ìndu in lingua sanscrita). Tale malvezzo si può correggere: ad es. Himālaya è reso ormai con l’aspirazione iniziale da tutti, salvo gli ultimi decrepiti avanzi del “purismo” degli Stenterelli…». L’ultima edizione datata 2006 della “Enciclopedia filosofica” edita da Bompiani rimanda, nel volume 6, il termine “Induismo” al termine “Hindūismo” con la rispettiva voce a firma di Gianluca Magi. Anche la raccolta Hinduismo antico, edita dalla Mondadori nel 2010 e curata da Francesco Sferra, con la collaborazione, oltre che dei sopracitati Carlo Della Casa, Stefano Piano e Mario Piantelli, anche di Raniero Gnoli, Alberto Pelissero, Alessandro Passi, Antonio Rigopoulos, Vincenzo Vergiani, Federico Squarcini, Philippe Swennen, Alessandro Cimino e Paolo Giunta, utilizza la grafia hindūismo.) tradizionalmente denominato Sanātanadharma (devanāgarī सनातन धर्म, lett. «legge/religione eterna»), è, tra le principali religioni del mondo, quella con le origini più antiche; conta circa 1 miliardo di fedeli, di cui circa 828 milioni in India. Dare una definizione unitaria dell’induismo è difficile, poiché esso – più che una singola religione in senso stretto – si può considerare una serie di correnti religiose, devozionali e/o metafisiche e/o teologico-speculative, modi di comportarsi, abitudini quotidiane spesso eterogenee, aventi sì un comune nucleo di valori e credenze religiose, ma differenti tra loro a seconda del modo in cui interpretano la tradizione e la sua letteratura religiosa, e a seconda di quale aspetto diviene oggetto di focalizzazione per le singole correnti.

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