Una infezione ospedaliera o infezione nosocomiale è una patologia infettiva acquisita all’interno di una struttura ospedaliera. L’OMS le definisce “infezioni correlate all’assistenza” (ICA), riunendo nel concetto due aspetti fondamentali: queste infezioni avvengono anche in ambienti non ospedalieri come RSA (residenze sanitarie assistite), ambulatori specialistici vari, comunità terapeutiche psichiatriche ecc. l’infezione avviene quasi sempre tramite il contatto tra “fonte-veicolo-ospite”. Il veicolo più frequente sono le mani degli operatori, coinvolte in tutte le pratiche terapeutiche ed assistenziali. Le infezioni ospedaliere sono generalmente causate da microrganismi opportunistici, presenti nell’ambiente, che di solito non danno luogo ad infezioni, ma possono provocarle in pazienti immunodepressi (immunicompressi) sia durante il ricovero sia dopo la dimissione. Per affrontare l’aumento delle infezioni ospedaliere e dell’inefficacia della terapia antibiotica verso tutti quei microrganismi multiresistenti impiegano nelle sale operatorie, in Svezia è stato messo a punto un nuovo tipo di flusso laminare mobile che investe il sito chirurgico e il tavolo portaferri con un flusso d’aria “ultrapulita” riducendo la carica batterica fino a 95% tramite filtri Hepa senza interferire con il sistema di ventilazione esistente. Nella clinica universitaria di Uppsala, il tasso di infezione dei pazienti operati è sceso da 5,5% a meno di 0,5%. Una strada per combattere le infezioni ospedaliere è quella di ridurre o eliminare il numero dei microorganismi sulle superfici di oggetti che vengono toccati frequentemente, come maniglie, rubinetti, ringhiere, piastre, ecc. Infatti queste superfici possono ricevere e ospitare molti batteri patogeni, che poi giungerebbero ai pazienti semplicemente attraverso il contatto con uno di questi oggetti “contaminati”. Secondo alcune stime l’80% delle infezioni nosocomiali si trasmette proprio in questa maniera. Sono in corso alcune prove all’interno di ospedali per misurare l’azione del rame e delle sue leghe, che sono materiali antibatterici; i risultati finora ottenuti sono molto promettenti: all’ospedale Selly Oak di Birmingham (Gran Bretagna)sugli oggetti in rame è stata registrata una diminuzione dell’90-100% dei batteri e all’Hospital del Cobre di Calama (Cile) dell’84%. Tre ospedali americani sono stati sede di un clinical trial, i cui dati preliminari hanno mostrato una diminuzione del 97% dei batteri patogeni sugli oggetti in rame ed una riduzione del 40,4% del rischio di contrarre un’infezione nosocomiale da parte del paziente.