Il “fiore” delle Asteraceae (o Compositae, nomen conservandum) è in realtà una infiorescenza, detta capolino, composta da numerosi piccoli fiori, detti flosculi. Questa particolare infiorescenza è chiamata anche “calatide” (dal latino calathis = piccolo paniere ) e svolge anche la funzione vessillare per gli insetti pronubi. La struttura anatomica del capolino può essere derivata dall’aggregazione di una infiorescenza più primitiva; se l’infiorescenza è del tipo “indefinita” si ha un “capolino indefinito” nel quale i fiori periferici si aprono per primi; se l’infiorescenza è del tipo “definita” si ha un “capolino definito” nel quale sono i fiori centrali che si aprono per primi. I fiori possono essere di due tipi: fiori tubulosi, a simmetria radiale (actinomorfi), con corolla a 5 lobi; il numero dei fiori del disco varia da alcune decine (o meno) fin oltre a 1000 (Oldenburgia). fiori ligulati, a simmetria dorso-ventrale, (zigomorfi), con corolla a 3 o 5 lobi, fusi in un prolungamento nastriforme (ligula). I capolini possono essere formati o da soli fiori tubulosi, o da fiori tubulosi e ligulati, o da soli fiori ligulati. Nei capolini che portano entrambi i fiori, i fiori tubulosi sono disposti al centro del capolino (fiori del disco), mentre i fiori ligulati sono disposti alla periferia (fiori del raggio). In alcuni casi i capolini sono a loro volta riuniti in infiorescenze composte (sinflorescenza). Queste sono presenti in alcune specie del genere Echinops; in questo caso sono raggruppati in 2º ordine (esistono anche raggruppamenti di 3º ordine). I fiori inoltre sono sessili e tetra-ciclici, formati cioè da 4 verticilli: calice – corolla – androceo – gineceo. In entrambi i fiori (ligulati e tubulosi) la corolla è del tipo simpetala. L’androceo è formato da cinque stami con dei filamenti liberi; le antere invece sono saldate fra di loro e formano un manicotto che circonda lo stilo.. La base delle antere è caudata in modo vario ed è un importante carattere diagnostico da un punto di vista tassonomico. Lo stilo è unico con uno stigma bifido; l’ovario è infero e uniloculare formato da due carpelli concresciuti e contenente un solo ovulo anatropo. L’asse dell’infiorescenza (ricettacolo) è fortemente accorciato, può avere forma conica, globosa o piana; può essere nudo o provvisto di pagliette (o scaglie) avvolgenti la base dei fiori; può essere liscio o alveolato (ogni alveolo può contenere la base di un fiore). Il ricettacolo inoltre è circondato da un sistema di squame bratteiformi (involucro) che assolve alla funzione di protezione dei fiori. L’involucro a sua volta può avere varie forme: cilindrico, campanulato, emisferico, urceolato. Anche le squame dell’involucro possono essere formate variamente (lineari, lanceolate, oblanceolate, frangiate, lobate); possono avere consistenza diversa (fogliacea, scariosa, mucronate all’apice, ialine ai bordi, spinate, uncinate); possono avere un portamento appressato, patente o revoluto; possono essere a disposizione semplice o embricata su più serie; infine possono essere persistenti o caduche. Carduus carlinaefolius Involucro Bellis perennis Il calice fiorale è assente ovvero è trasformato in setole o peli (pappo). Il pappo persiste nel frutto e rappresenta un importante carattere diagnostico. Il frutto è un achenio, indicato anche col nome di cipsela. L’achenio può essere accompagnato dal pappo e può presentare particolari strutture (peli, setole uncinate) che ne facilitano la dispersione ad opera del vento o degli animali. Achenio di Calendula suffruticosa Achenio di Taraxacum sp. Achenio di Tephroseris palustris