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laude

La Lauda (o più precisamente lauda spirituale) deriva dal latino “laus” (lode) ed è la forma più importante di canzone sacra in volgare in Italia nel tardo medioevo e nel rinascimento. Essa tornerà popolare nel XIX secolo. Inizialmente la lauda aveva una forma monofonica ma verso i primi anni del XV secolo divenne polifonica. Le prime laude furono probabilmente influenzate dalla musica dei trovatori così che è possibile notare similitudini nel ritmo, nella linea melodica e nella notazione. Molti trovatori lasciarono la loro terra d’origine al seguito della crociata contro gli albigesi nei primi anni del XIII secolo e si stabilirono nel nord Italia dove il loro stile contribuì allo sviluppo dello stile profano italiano. Una lauda di forma monofonica si diffuse in tutta Europa, nel corso del XIII secolo e del seguente, ed era conosciuta come la musica dei flagellanti; questa forma musicale fu conosciuta anche come Geisslerlieder ed assunse la parlata dialettale del luogo in cui veniva importata. Tra i maggiori autori italiani medievali di laude, si ricordano Francesco d’Assisi per il Cantico delle creature, Iacopone da Todi e il suo epigono Bianco da Siena. Oltre che in Francia e in Italia essa si sviluppò in Germania, Polonia, Inghilterra e Scandinavia. Dopo il 1480 il canto delle laude divenne particolarmente popolare a Firenze finché il monaco Girolamo Savonarola non proibì la contaminazione, con ogni altro stile, della musica sacra popolare. Molti dei mottetti e delle messe di Josquin Des Prez derivano da melodie prese dalle laude che egli ebbe modo di ascoltare durante il suo soggiorno in Italia. La lauda ebbe una rinascita nel periodo della controriforma, così che uno dei punti fondamentali del concilio di Trento fu quello di migliorare l’intelligibilità dei testi e la semplicità della lauda ne fu il migliore esempio. La più antica raccolta di laude è il Laudario di Cortona, conservato nella Biblioteca Comunale (codice 91). La lauda perse d’importanza con l’affermarsi dell’oratorio.

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