L’olandese (nome nativo: “Hollands”), o anche nederlandese/neerlandese (nome nativo: “Nederlands”; IPA: /nts/) è una lingua sovraregionale (ufficialmente Algemeen Beschaafd Nederlands – nederlandese colto comune) che, insieme all’inglese, al tedesco, all’afrikaans e al frisone, appartiene al gruppo delle lingue germaniche occidentali. È diffusa come lingua materna e ufficiale nei Paesi Bassi e nel Belgio (insieme al francese e al tedesco), dove è ufficiale nelle Fiandre e nella Regione di Bruxelles-Capitale (quest’ultima ufficialmente bilingue, sebbene per l’88% francofona); è improprio, anche se di uso corrente, parlare di “lingua fiamminga”. Fuori dall’Europa l’olandese costituisce la lingua ufficiale dello stato sudamericano del Suriname (ex colonia dei Paesi Bassi), dove negli ultimi decenni si è evoluta da lingua seconda a lingua principale degli abitanti. È inoltre ufficiale, e parlata in questo caso come lingua seconda, nei territori caraibici del Regno dei Paesi Bassi: Aruba e Curaçao dove la lingua materna è il papiamento e Sint Maarten dove la lingua materna è l’inglese. La Nederlandse Taalunie (Unione della lingua nederlandese) è un’organizzazione internazionale fondata nel 1980 allo scopo di raccogliere i territori aventi in comune la lingua olandese: ne fanno parte i Paesi Bassi (comprese le dipendenze caraibiche), la Comunità fiamminga del Belgio e, dal 2004, il Suriname. Piccole minoranze linguistiche di lingua olandese sono riscontrabili anche nelle Fiandre francesi (Nord-Passo di Calais). In Indonesia la lingua ha un certo rilievo dal punto di vista storico (l’Indonesia fu possedimento dei Paesi Bassi per circa tre secoli, dal XVII secolo, fino al 1949) ed è importante soprattutto per ragioni archivistiche e giuridiche. È da ricordare che la lingua afrikaans, parlata in Sudafrica e in Namibia (sia come lingua materna da parte della popolazione di origine boera e dalla maggioranza di quella di origine mista, sia, come lingua seconda, da larga parte della popolazione sudafricana), è una derivazione diretta dell’olandese del Seicento, da cui si è evoluto parallelamente in modo autonomo. Le sue particolarità grammaticali (mancanza quasi totale di coniugazioni del verbo e dell’imperfetto, negazione doppia, un solo genere grammaticale) e lessicali (l’introduzione di un discreto numero di parole derivanti da dialetti africani) ne hanno fatta una lingua a sé stante, ma l’apprendimento fluente dell’olandese è molto semplice per un locutore di afrikaans e le due lingue presentano un buon grado di mutua intelligibilità.