Un numero ordinale è genericamente un’entità che si colloca naturalmente in un insieme omogeneo munito di una relazione d’ordine ampiamente riconosciuta come canonica; gli ordinali vengono usati per questa loro caratteristica per associarli biunivocamente ad altre entità per formare un elenco ordinato, cioè un insieme discreto totalmente ordinato. Tipicamente si usano come ordinali i numeri interi positivi 1, 2, 3, ecc. Si possono usare come elementi ordinali anche entità come le lettere di un alfabeto, attribuendo loro l’ordine tradizionale chiamato, per l’appunto, ordine alfabetico. Questo però è evidentemente non composto da numeri. Più semplicemente, nel linguaggio comune, i numeri ordinali si utilizzano per indicare una particolare posizione in una serie di elementi, per esempio: Il mio amico è arrivato per primo, Il calciatore ha fatto goal al tredicesimo minuto. In grammatica, si intende come ordinale la versione ordinale del numero intero positivo corrispondente: per esempio primo è l’ordinale del numero uno, secondo è l’ordinale del numero due, ecc. Ad eccezione dei primi 10 numeri, che hanno una denominazione propria, per trasformare un numero cardinale in numero ordinale basta togliere l’ultima lettera e aggiungere -esimo; se il nome al quale l’aggettivo numerale si riferisce è femminile si aggiunge -esima; se plurale maschile -esimi; se plurale femminile -esime. La caduta della vocale finale del cardinale non avviene per quei numeri terminanti con -tré, perché l’ultima vocale è accentata: ventiré + -esimo –> ventitreesimo, quarantatreesimo. Non avviene, inoltre, per i composti con sei: ventisei + -esimo ventiseiesimo. Una forma ormai abbastanza desueta è quella che prevede di aggiungere “esimo” a ogni componente di un numero composto da più cifre: 16 = 10 + 6 decimo sesto. I numeri ordinali vengono normalmente scritti con il suffisso º; talvolta può capitare di trovare una a all’apice, per distinguere che l’elemento in quell’ordine sia femminile (simbolo ª) questo accade sempre più raramente, e soprattutto nella scrittura manuale. Spesso gli ordinali vengono rappresentati dalla scrittura dei corrispondenti interi positivi secondo la numerazione romana: I, II, III, IV, ecc. Si osserva che per talune considerazioni matematiche e nella programmazione mediante linguaggi procedurali come il linguaggio C, come ordinali si usano gli interi naturali a partire da 0. Con questa scelta, il primo oggetto di un elenco è associato al numero 0, il secondo a 1, …, l’n-esimo al numero n – 1. Oppure è talvolta utilizzato il termine “zeresimo” per indicare proprio l’elemento in posizione 0, e primo, secondo, terzo… per gli elementi in posizione 1, 2, 3… Più chiaramente, sono utilizzate le diciture “l’elemento di indice 0”, “l’elemento di indice 1”, eccetera. Questo accade per i componenti di alcune successioni e per le componenti degli array monodimensionali. Comunque, al di fuori della matematica, il termine “zeresimo” è usato in modo ironico o non usato. Sempre nelle considerazioni matematiche o in programmazione, è frequente la resa in forma ordinale di variabili intere per indicare un passo generico: ad esempio, come sinonimo di “dopo k passi” si usa ampiamente “al k-esimo passo” (leggi: “kappesimo” o “kappaesimo”), se la variabile è chiamata k, altrimenti i-esimo, j-esimo eccetera… Oppure, ancora, forme composte: come sinonimo di “dopo k+1 passi” (per indicare magari il passo successivo al k-esimo) è utilizzato “al (k+1)-esimo passo” (leggi: “kappa più uno esimo”); come sinonimo di “dopo j-1 passi” è utilizzato “al (j-1)-esimo passo” (leggi: “jey meno uno esimo”); come sinonimo di “dopo 2i passi” è utilizzato “al (2i)-esimo passo” (leggi: “due i esimo”). In generale, quindi, si aggiunge il suffisso -esimo anche agli indici letterali o composizione degli stessi. È prassi chiamare il primo giorno di ogni mese con il corrispondente numero ordinale (primo gennaio, primo febbraio, primo marzo… oppure primo di gennaio, primo di febbraio, primo di marzo…) e non con il cardinale (uno gennaio, uno febbraio, uno marzo…). Questo invece non capita con gli altri giorni: si dice “quattro gennaio” invece di “quarto gennaio” o “quarto di gennaio”. Questa dicitura si traduce nel sopracitato uso del º, ma solo per la scrittura in forma estesa per la data: 1º gennaio 2015 è accettato, mentre 1º/1/2015 no (meglio 1/1/2015). La scrittura della data in formato digitale prevede comunque il non utilizzo dell’indicatore ordinale in tutti i casi. I termini come “ultimo”, “penultimo”, eccetera sono sostantivi o aggettivi (dipende dall’uso) ma non sono numeri ordinali. Comunque, di questa serie, non si va oltre il “sestultimo”. Alcuni esempi di numeri ordinali: 0º zeresimo 1º primo 2º secondo 3º terzo 4º quarto 5º quinto 6º sesto 7º settimo 8º ottavo 9º nono 10º decimo 11º undicesimo 12º dodicesimo 13º tredicesimo 14º quattordicesimo 15º quindicesimo 16º sedicesimo 17º diciassettesimo 18º diciottesimo 19º diciannovesimo 20º ventesimo 21º ventunesimo 22º ventiduesimo 23º ventitreesimo 24º ventiquattresimo 25º venticinquesimo 26º ventiseiesimo 27º ventisettesimo 28º ventottesimo 29º ventinovesimo 30º trentesimo 40º quarantesimo 50º cinquantesimo 60º sessantesimo 70º settantesimo 80º ottantesimo 90º novantesimo 100º centesimo 101º centounesimo 102º centoduesimo 200º duecentesimo 300º trecentesimo 400º quattrocentesimo 456º quattrocentocinquantaseiesimo 500º cinquecentesimo 600º seicentesimo 700º settecentesimo 800º ottocentesimo 900º novecentesimo 1000º millesimo 2000º duemillesimo 1.000.000º milionesimo