La partecipazione politica è al tempo stesso un fenomeno antico e recente. È antico in quanto fin dal momento in cui si può parlare di politica come attività svolta in comunità organizzate vi è stata partecipazione politica. È un fenomeno recente poiché è strettamente collegato a significativi mutamenti nei sistemi socio-economici e nella natura delle comunità politiche. Non si può dubitare che si possa parlare di partecipazione politica sin dai casi delle polis greche. Infatti, nonostante il numero di coloro che erano ammessi al processo decisionale fosse molto limitato, le caratteristiche centrali della partecipazione politica, vale a dire il suo essere diretta a influenzare sia la scelta dei decisori sia le decisioni stesse, erano ovviamente presenti anche nelle polis greche, e ancor più lo sarebbero state nella Repubblica romana. Queste esperienze sono così importanti da aver suggerito ai pensatori politici la possibilità di integrare o addirittura sostituire la democrazia rappresentativa con forme di democrazia diretta, caratterizzate da più ampie e incisive opportunità di partecipazione politica. Tuttavia, molte forme di organizzazione del potere politico, nel mondo occidentale e orientale (come l’assolutismo o il dispotismo), non hanno lasciato spazio alla partecipazione politica per moltissimo tempo. È soltanto con l’emergere delle forme moderne di Stato nel mondo occidentale, e con le prime spinte alla democratizzazione interna, che si può tornare a parlare legittimamente di partecipazione politica. Per quanto si possa affermare che la partecipazione politica è sempre esistita, appare corretto sostenere che il fenomeno ha assunto le sue caratteristiche più specifiche dopo la formazione degli Stati nazionali, in concomitanza con le pressioni per una democratizzazione formale e con consistenti mutamenti culturali e socio-economici. Secondo Pasquino Una difficoltà che si riscontra nella definizione di partecipazione politica riguarda la doppia valenza semantica che assume il verbo “partecipare” tanto nell’uso politico che in quello comune: da un lato significa “prendere parte” ad un determinato atto o processo, dall’altro “essere parte” di un organismo, di un gruppo, di una comunità. Ad un polo abbiamo dunque che la partecipazione consiste in azioni determinate, in un coinvolgimento di tipo decisionale, sia nel senso stretto di decisione su temi che di scelta di persone destinate ad occupare cariche politiche. Al polo opposto abbiamo invece che la partecipazione significa una incorporazione attiva nell’ambito di una solidarietà socio-politica a diversi e possibili livelli (solidarietà statale, di classe, di gruppo, di partito) . Elementi come l’interesse per la politica, la discussione politica o l’informazione politica non possono farsi rientrare tra i comportamenti puramente partecipativi; non basta quindi individuare semplicemente livelli di interesse e discussione politica come indicatori di partecipazione politica. Tuttavia, questi elementi devono comunque essere monitorati in quanto utili predittori di partecipazione politica potenziale, ovvero essi possono indicare una maggiore o minore predisposizione alla partecipazione