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progressività

La progressività è la caratteristica di un’imposta la cui aliquota aumenta all’aumentare dell’imponibile. L’imposta da pagare aumenta quindi più che proporzionalmente rispetto all’aumento dell’imponibile. La progressività è una caratteristica dell’ordinamento tributario italiano; l’art. 53 della Costituzione dispone in tal senso: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. Ovviamente non tutte le imposte nell’ordinamento italiano rispettano tale principio: la progressività del sistema tributario è garantita dall’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF), che è l’imposta principale, da cui si ricava il maggior gettito fiscale. Essa è una imposta progressiva per scaglioni (le imposte per scaglioni hanno la caratteristica che la base imponibile viene divisa in scaglioni, a ciascuno di questi scaglioni si applica una diversa aliquota, che è maggiore ogni volta che lo scaglione di reddito diviene più elevato; l’imposta che il contribuente deve pagare è data dalla somma delle imposte calcolate su ogni singolo scaglione); l’aliquota del prelievo fiscale, infatti, ha una tendenza a crescere ma, al contempo, è costante per intervalli di imponibile. Esempio teorico di imposta progressiva a scaglioni: reddito da 0 a 10.000; aliquota d’imposta 10%; imposta 1.000; imposta complessiva 1.000 reddito da 10.001 a 20.000; aliquota d’imposta 20%; imposta 2.000; imposta complessiva 3.000 Si nota come l’aliquota media sia 15% (reddito 20.000; imposta complessiva 3.000). Un’eccezione al principio della progressività dell’imposizione, con chiare finalità extrafiscali di tutela delle fasce più deboli dei contribuenti, è data dalla cosiddetta no tax area La legge finanziaria del 2003 ha introdotto per i redditi da lavoro dipendente, per i redditi da lavoro autonomo e per i pensionati (distinti in pensionati over/under 75 anni) la no tax area, ossia l’esenzione dall’imposizione per i redditi più bassi, in parziale modifica della precedente modalità di calcolo per scaglioni prevista dall’esempio sopra riportato. Tale meccanismo, che comporta che i soggetti sopra indicati possano beneficiare di una deduzione (ovvero una riduzione) della base imponibile (ovvero la somma dei redditi accumulati dal soggetto passivo) che tende a decrescere all’aumentare del reddito fino ad annullarsi completamente per i redditi più alti, è stato migliorato con la finanziaria del 2007, che ha portato ad un aumento di 500€ (in media) delle deduzioni dalla base imponibile di cui i singoli contribuenti possono beneficiare. Da un punto di vista teorico-politico, l’utilità della progressività dell’imposta è dibattuta: i fautori di essa sostengono che, in tal modo, il prelievo tributario ha funzione di redistribuzione della ricchezza prodotta, contribuendo, con spirito solidaristico, al benessere della collettività. i suoi detrattori evidenziano che il drenaggio di ricchezza dal produttore del reddito allo Stato, quando si supera la soglia sostenibile, deprime gli investimenti ed i consumi privati, con chiare influenze negative su tutto il sistema economico. Un’imposta non avente caratteristiche di progressività può essere proporzionale se la sua aliquota non varia al variare dell’imponibile, ovvero regressiva se la sua aliquota decresce al crescere dell’imponibile. L’imposta proporzionale, regressiva e progressiva sono i 3 casi di imposta variabile, mentre l’imposta è fissa qualora sia predeterminata in un ammontare fisso. Va notato che, nonostante nell’ordinamento italiano non esistano più imposte giuridicamente regressive, sia l’imposta fissa che quella proporzionale hanno sempre carattere di regressività da un punto di vista prettamente economico (ma non giuridico): infatti, colpiscono sempre meno chi ha più ricchezza. Per esempio, l’imposta di bollo (imposta fissa) o l’IVA (imposta proporzionale) colpiscono in egual modo tutti i contribuenti, ma un soggetto con maggiore disponibilità di ricchezza sopporterà più facilmente il danno economico rispetto ad un soggetto meno ricco.

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