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proletari

Il proletariato e i proletari (dal latino proletarii o capite censi o adcensi) sono termini variamente definiti a seconda degli approcci socio-economici e a seconda delle epoche storiche di riferimento, ma in senso generale e partendo dalla definizione originale che li identifica come coloro che possiedono come ricchezza unicamente la loro prole, costituiscono, dal punto di vista reddituale, uno strato sociale svantaggiato della popolazione. Secondo la teoria marxista proletario è sinonimo di salariato e i proletari costituiscono la classe sociale il cui ruolo, nel sistema di produzione capitalistico, è quello di prestare la propria forza lavoro dietro il compenso del salario e quindi lavoratori dipendenti, privi della proprietà e del controllo dei mezzi di produzione e possessori di una sola merce da vendere, appunto la loro forza-lavoro. Il termine proletarii viene usato già nell’antica Roma regia e repubblicana, e viene con alterne vicende traslato fino all’oggi. Proletariato infatti ricorre negli scritti del giurista inglese Thomas Smith, XVI secolo, ad indicare la classe sociale economicamente più bassa tra le quattro individuate, e successivamente lo si legge in Bernard de Mandeville, Montesquieu, Rousseau, nel Dictionnaire des travaux (Jacques Binet Tarbé de Vauxclairs) e nell’Encyclopédie di Diderot. Ricompare sempre più frequentemente dopo la Rivoluzione francese del 1789 in contesti socialisti, in Saint-Simon, Blanquii, e in de Lamennais e Blanc, prima di essere interpretato nel senso strettamente marxista di classe circa dalla metà del XIX secolo. Lo stesso significato di origine marxista muterà nel corso del XX secolo, riveduto da una parte dall’approccio leninista dove il proletariato è organicamente incapace di diventare una “classe per se stessa” se non mediante l’azione del partito guidato dagli intellettuali, dall’altra dal cosiddetto revisionismo di Eduard Bernstein, prodromo della socialdemocrazia. Infine, a fine secolo, assumerà contorni ancora più sfumati, da una parte per l’evoluzione della società e le nuove interpretazione della stessa in chiave marxista come in Braverman, nell’assimilare direttamente gli strati impiegatizi salariati nel proletariato, dall’altra per l’uso differente e non marxista come in Arnold J. Toynbee, per indicare gli esclusi e non partecipi, presenti in ogni tempo e società ed in risentita opposizione alla frazione dominante.

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