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regressività

La regressività, in ambito fiscale, è un criterio di imposizione fiscale attraverso il quale le aliquote d’imposta decrescono all’aumentare della base imponibile, quindi del reddito a cui le imposte si applicano. Il criterio della regressività spesso non è applicato, perché si allontana dai principi di equità fiscale (soddisfatti in ordine decrescente dai criteri di progressività e proporzionalità), anche se talvolta viene proposto da organizzazioni politiche che si ispirano a criteri economici ultra liberisti. Un’imposta non avente caratteristiche di progressività può essere proporzionale se la sua aliquota non varia al variare dell’imponibile, ovvero regressiva se la sua aliquota decresce al crescere dell’imponibile. L’imposta proporzionale, regressiva e progressiva sono i 3 casi di imposta variabile, mentre l’imposta è fissa qualora sia predeterminata in un ammontare fisso. Va notato che, nonostante nell’ordinamento italiano non esistano più imposte giuridicamente regressive, sia l’imposta fissa che quella proporzionale hanno sempre carattere di regressività da un punto di vista prettamente economico (ma non giuridico): infatti, colpiscono sempre meno chi ha più ricchezza. Per esempio, l’imposta di bollo (imposta fissa) o l’IVA (imposta proporzionale) colpiscono in egual modo tutti i contribuenti, ma un soggetto con maggiore disponibilità di ricchezza sopporterà più facilmente il danno economico rispetto ad un soggetto meno ricco.

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