In filosofia il termine relazione è stato posto per la prima volta da Aristotele ma con significati un po’ diversi nella Metafisica, nei Topici e nelle Categorie. In queste (7, 8, a 33) egli la definisce come “ciò che si comporta in un certo modo verso qualcos’altro”. Secondo Simplicio (Ad Cat., 61 b) la relazione è da vedersi come una “disposizione verso qualcosa”. Gli Scolastici utilizzarono il termine per avvalorare il rapporto tra l’unità divina e la Trinità, in particolare San Tommaso d’Aquino che difendeva l’assoluta realtà di tale relazione (Summa Th., 1°, q 13, a 7). Duns Scoto riprende il concetto di “disposizione”. La realtà della relazione era invece negata da Guglielmo di Ockham perché moltiplicherebbe gli enti all’infinito (Rasoio di Ockham) . Nei tempi moderni Locke considera le relazioni come “idee complesse” (Saggio sull’intelligenza, II, 12, 17). Wolff ( Logica, § 856) la pensava come “ciò che non concerne una cosa se non rispetto a un’altra”. Nell’800 Peirce (Collected Papers, 3416) riprende in parte la definizione aristotelica, poi definita in The Logic of Relatives del 1897 in senso strettamente logico. Categoria:Concetti e principi filosofici