La saprofagia indica un regime alimentare animale basato su materia organica animale o vegetale in avanzato stato di decomposizione. Può essere distinta in necrofagia (alimentazione basata su carcasse di animali), coprofagia (basata sull’assunzione di escrementi), detritivoria ed altre categorie ancora. Il termine saprofagia deriva dalle parole greche σαπρός (saprós, “marcio”, “decomposto”) e φαγος (phagos da φαγεῖν [phagein], “mangiare”). Gli animali che seguono questo regime alimentare sono detti saprofagi, saprobi o anche detritivori (quest’ultimo termine è in genere riferito solo ad animali di piccole dimensioni, come pesci, insetti o invertebrati in genere). Un’espressione informale usata spesso in senso equivalente è spazzino o carnivori di carnivori classificati consumatori di terzo grado. I saprofagi sono distinguibili in due gruppi, a seconda che siano strettamente legati a questo tipo di alimentazione (tra gli uccelli ne è un esempio il grifone) oppure no (sempre tra gli uccelli, la poiana). In ogni caso si tratta di organismi animali che intervengono negli ultimi anelli della catena alimentare e che concorrono, a vari livelli, a ritrasformare la materia organica in sostanze minerali che possono essere riutilizzate nel ciclo biologico dell’ecosistema. La saprofagia non va confusa con il saprofitismo, che vede come soggetti esseri viventi non appartenenti al regno animale.