Uno strato è la più piccola unità di una roccia sedimentaria depositatasi sotto le medesime condizioni fisiche. Gli strati sono separati fra loro da superfici di non deposizione (dette piani di strato o anche giunti di strato o di stratificazione) o da superfici che testimoniano l’improvviso cambiamento dei parametri sedimentari. Lo strato, per definizione, è delimitato superiormente (ossia al tetto) e alla sua base da superfici temporalmente istantanee e dunque isocrone; esso può essere considerato una vera e propria unità cronostratigrafica informale. Lo strato può essere internamente omogeneo o oppure al suo interno possono essere evidenti laminazioni o variazioni verticali di granulometria dei suoi costituenti. Di uno strato può essere misurata la “potenza” (ovvero il suo spessore), cioè la distanza misurata perpendicolarmente tra le due superfici limite, e la sua “giacitura”, ossia la sua orientazione nello spazio rispetto al nord e al piano orizzontale. La giacitura, misurabile usando la bussola da geologo è caratterizzata da tre elementi: l’inclinazione: ossia l’angolo che la superficie dello strato forma con un piano orizzontale (l’angolo viene misurato lungo la linea di massima pendenza), uno strato orizzontale ha inclinazione pari a zero gradi, uno verticale inclinazione pari a 90 gradi; l’immersione (o esposizione): ossia la direzione geografica verso cui lo strato si immerge; normalmente viene misurata come l’angolo, proiettato su di un piano orizzontale, tra l’azimut e la linea di massima pendenza misurato in senso orario. la direzione dello strato: ossia l’orientamento della retta perpendicolare all’immersione.