Per suicidio (dal latino suicidium, sui occido, uccisione di se stessi) si intende l’atto col quale un individuo si procura volontariamente e consapevolmente la morte. Il suicidio è il gesto autolesionistico più estremo, tipico in condizioni di grave disagio o malessere psichico, particolarmente in persone affette da grave depressione e/o disturbi mentali di tipo psicotico. Ovviamente essi possono essere determinati anche da cause o motivazioni strettamente personali ovvero eventi ben pratici quali particolari situazioni esistenziali sfavorevoli, condizioni sociali ed economiche, delusioni amorose, condizioni di salute o di estetica, mobbing familiare, derisioni, bullismo ecc.. Dal punto di vista medico-psichiatrico, numerosi dati di letteratura indicano che è sicuramente possibile prevenire il suicidio nella popolazione generale, riducendo drasticamente il numero di morti, mediante apposite campagne di informazione e attraverso programmi e centri di aiuto e assistenza. Sociologicamente il suicidio è stato trattato in modo molto approfondito da Émile Durkheim, il quale individua quattro tipi di suicidio collegati ai gradi di integrazione e regolamentazione sociale: egoistico altruistico anomico fatalista Nella genesi del suicidio, gioca un ruolo importante la componente emulativa: è noto, già dall’Ottocento, il cosiddetto effetto Werther, l’incremento di suicidi seguito alla pubblicazione del romanzo I dolori del giovane Werther di Goethe. Per questo motivo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha diramato delle linee guida per indirizzare il comportamento degli operatori dell’informazione e dei mezzi di comunicazione di massa, ai quali è affidata la richiesta di un comportamento responsabile.